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The Hurt Locker

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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Eleonora Harris

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La recensione su The Hurt Locker

di Eleonora Harris
8 stelle

"The Hurt Locker" non è propriamente un "film di guerra": le pellicole riconducibili a tale genere prendono posizione sul tema da loro trattato, direttamente o indirettamente. Questo film è "a-politico", in quanto, pur rappresentando un aspetto settoriale della guerra in Iraq, ossia quello della disattivazione di congegni esplosivi, non contiene alcun riferimento a presidenti, patrie, bandiere et cetera. Ciò che viene portato sullo schermo con uno stile schietto ed asciutto è il dramma di chi vive la guerra come realtà quotidiana, costantemente sospeso tra l'adrenalina e la depressione, costretto a rivolgere l'attenzione alla meccanica della guerra per schermarne l'orrore. Il sergente James, interpretato da uno straordinario Jeremy Renner (un'interpretazione così aspra, sofferente e carismatica mancava dai tempi di "Il Gladiatore"), è, agli occhi dei suoi commilitoni, un burlone irresponsabile: non rispetta le procedure di sicurezza e disinnesca le bombe come se fosse in un'officina di provincia. Quello che noi spettatori siamo chiamati a percepire è la motivazione di fondo che giustifica il suo bizzarro comportamento: il protagonista è sostanzialmente un uomo d'azione, che vuole lasciarsi sopraffare dal suo lavoro per non avere mai respiro e dover pensare a come la morte e l'affetto nei confronti di coloro che ha lasciato a casa influiscano sulla sua sensibilità. Egli non è un Terminator, ma neanche una versione idealizzata del soldato americano, gonfiata dagli alti ideali della democrazia, bensì un uomo reale, con tutte le sue debolezze, così vero da poter essere tanto il nostro vicino di casa quanto un passante incrociato per caso. Il suo punto di vista è la chiave di volta per comprendere il film, girato come un action movie crudo e tragico. I soldati gettati tra le sabbie irachene possono contare esclusivamente sulla solidarietà dei loro compagni di missione: è proprio in quei piccoli, apparentemente insignificanti momenti di aiuto e conforto che Kathryn Bigelow dà il tocco di grazia e regala qualche secondo di autentica ed impregiudicata commozione. L'unico cruccio che si potrebbe vantare nei confronti di questo film è quello di essere stato girato, senza alcuna ombra di dubbio, per le sale cinematografiche e, di conseguenza, quegli accorgimenti tecnici che hanno fatto salire vorticosamente il numero delle candidature all'Oscar potrebbero non essere sempre apprezzati in pieno.
Voto reale: 3 1/2 su 5.

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