Regia di Terra Shin vedi scheda film
Dal romanzo di Yusuke Kishi era già stato tratto un film nel 1999, il giapponese Kuroi ie, rifatto l’anno scorso dal regista Shin Terra in Corea del Sud. Nonostante l’incipit con il suicidio di un bambino, Black House è un horror-thriller asiatico che ci risparmia gli ormai logori giovanissimi fantasmi. Se di soprannaturale c’è qualcosa, è solo nella resistenza alla morte del solito mostro assassino, oltremisura robusto in qualsiasi parte del globo venga raccontato. Se la vede con il pazzo un sensibile impiegato di una compagnia d’assicurazioni, Jeon Juno, che crede le polizze siano una forza positiva della società. Ma il mondo è pieno di truffatori e c’è gente disposta a tagliarsi un dito per incassare un assegno, o addirittura a uccidere un figlio. Com’è abitudine per le produzioni sudcoreane, la cura formale del prodotto è notevole e sono bravi anche gli interpreti, tra i quali il relativamente noto caratterista Kang Shin-il (Public Enemy). Tutto però risulta derivativo e, se la prima parte del racconto tiene, la seconda si sfalda in una serie di eccessi e situazioni improbabili. Fastidiosi poi i ripetuti moniti sugli psicopatici che vivono minacciosi in mezzo a noi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta