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Il leone d'inverno

Regia di Anthony Harvey vedi scheda film

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La recensione su Il leone d'inverno

di Antisistema
8 stelle

"Uno spietato gioco al massacro rilevatore dei più bassi istinti e della bassezza dell'essere umano in ogni tempo e in ogni spazio"

Film interessante questo Leone d'Inverno il quale, nonostante le numerose candidature all'oscar, al giorno d'oggi è completamente dimenticato dai più ed eppure, è un film affascinante poichè usa il genere (quello storico), per fare un'analisi spietata sull'animo umano (a quanto sembra, l'opera era concepita per essere un atto di forte accusa contro le lotte intestine delle potenti famiglie industriali americane). 
Harvey alla sua prima regia (in precedenza aveva fatto il montatore dei due film di Kubrick) dimostra buona abilità nel gestire il mezzo e nel dirigere gli attori avvalendosi perfettamente delle loro potenzialità. Lode maggiore va alla sua bravura nel non far trasparire l'eccessiva teatralità e sopratutto nel mantenere il tutto su un piano intimo, senza mai allargare lo sguardo al generale che avrebbe finito con il deviare dal focus del film. Primi piani si alternano a riprese in campo lungo atti a mostrare la terra bruciata che ogni personaggio ha fatto intorno a sé stesso.
Il film ci parla di lotte intestine per la spartizione del potere interne alla famiglia reale inglese del 1183 durante i giorni di Natale, ma la vicenda può tranquillamente essere trasportata in qualunque epoca e ciò non fa che preoccupare lo spettatore facendo si che egli rifletta in mano a che tipo di persone è il potere, grazie anche ad una sceneggiatura interessante e dai dialoghi arditi che mescola aulico e turpe (anche se un pò troppo logorroica nei continui colpi di scena in merito ai doppi giochi dei personaggi, che alla lunga sfiancano).
Nessun membro della famiglia si salva; re Enrico oramai cinquantenne, è logorato da una vita di sacrifici, inganni e lotte per preservare intatto il suo regno; i suoi tre figli a loro modo hanno preso il peggio dal padre e lottano meschinamente tra loro per prevalere sull'altro, mentre la regina che sembra una vittima in realtà è un essere altrettanto viscido e turpe. Anche la figlia adottiva che sembra essere la più innocente, quando si ritrova momentaneamente in una posizione di potere, ne esce immediatamente corrotta. In sostanza il più pulito c'ha la rogna... alla fine capisci forse che l'essere più sano e ponderato in questa famiglia di essere nevrotici è proprio il vecchio re che alla fine è l'unico capace di poter sopportare il peso di tutte le nefandezze che comporta l'arte del governo e le lotte intestine alla famiglia per ottenere il potere.
Essendo un'opera di derivazione teatrale, largo spazio è concesso agli attori protagonisti; in primis una gigantesca Katherine Hepburn che si destreggia benissimo nel ritrarre una regina dal carattere meschino e turpe; si, è il suo solito ruolo da donna altolocata, irascibile e snob, ma per quest'attrice era nata per fare questi ruoi e non a caso dà fondo a tutta la sua bravura regalandoci quella che probabilmente è la perfomance migliore della sua carriera. Di pari bravura risulta essere un gigantesco Peter O'Toole che in questi ruoli nobili, fa valere tutta la sua presenza scenica, l'enorme carisma e il suo portamento aristocratico nei lineamenti del viso. Lo spettatore resta intimorito e in soggezione innanzi a questo personaggio, che a dispetto dell'età, riesce ad emanare una potenza capace di renderlo praticamente un essere superiore.
Il film non inizia da un determinato status quo preciso e alla fine non finisce in modo definito; lasciandoci presagire che questa famiglia in pratica è oramai compromessa per sempre e forse proprio da queste lotte intestine trova l'unica ragion d'essere per restare unita.  Un film da vedere e rivedere per esplorarne tutte le vaste potenzialità, poichè è un'analisi Brechtiana sul potere e sui suoi effetti deleteri; un'opera senza speranza sulla bassezza e sulla degradazione della natura umana irrimediabilmente inclinata al male.

 

Katharine Hepburn, Peter O'Toole

Il leone d'inverno (1968): Katharine Hepburn, Peter O'Toole

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