Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Il papà di Giovanna è uno dei migliori film dell'ultimo periodo avatiano, ma è un buon film soltanto per la prima metà. Quando racconta della vita normale nella Bologna prebellica, il lavoro di Pupi Avati regge senza problemi. Quando comincia a narrare di un caso clinico, quello di un padre accecato e annullato nell'amore di una sua figlia pazza, disposto a rinunciare a tutto, anche all'amatissima moglie, per rimanerle vicino, il film piomba in una fittizia mediocrità, troppo simile a quella cui Avati ci ha abituato ultimamente.
Da quel momento, Il papà di Giovanna si regge soprattutto sull'interpretazione dei due protagonisti maschili, Silvio Orlando, bravo come al solito (sicuramente migliore del Carlo Delle Piane che forse avrebbe recitato il ruolo vent'anni fa), ed Ezio Greggio, molto più bravo del solito. Tra le tante attrici italiane, Avati ne sceglie giusto due (la Neri e la Grandi) con la bocca rifatta. Discorso a parte per Alba Rohrwacher, attrice di indiscusso talento e generalmente ottima nel recitare la parte di donne di media normalità; nel ruolo della psicopatica, come di solito accade, è portata a gigioneggiare. Ma non è grave, l'hanno fatto prima di lei anche i più grandi, almeno dal Dustin Hoffman di Rain Man in avanti.
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