Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Tramite questo film il regista pone in scena un dramma familiare collocandolo all'interno di un particolare periodo storico. La vicenda è rappresentata con molto realismo, tanto per i rapporti tra i familiari quanto per i rapporti di essi con il mondo esterno, città e persone ammantate di retorica fascista. L'atmosfera è tesa e cupa, tale da lasciarci percepire la presenza della dittatura e della guerra, combattuta dapprima lontano, poi all'interno delle case. I personaggi sono realistici: i loro comportamenti, le loro azioni, il rapporto che li lega, conflittuale e mai cristallizzato in stereotipi li rende vivi ai nostri occhi; siamo combattuti nei sentimenti che proviamo nei loro confronti: per alcune cose ci fanno tenerezza, per altre proviamo pietà, per altre ancora antipatia. Il rapporto tra padre e figlia è al centro della narrazione. Figlia che definirei non pazza, ma - usando una terminologia di recente introduzione nella nostra lingua - border line. Ha una percezione della realtà distorta ed una scala di valori anomala, ma agisce coerentemente con esse. In questa coerenza essa è prima condotta al delitto, poi severamente punita, perchè riconosciuta non criminale, ma incapace di intendere e di volere; e nella detenzione presso l'ospedale psichiatrico giudiziario, emendata. Quando è rimessa in libertà, sembra essere più "pazza" di prima, eppure nel suo sgaurdo si coglie la consapevolezza dell'errore e della sua condizione. Il padre è una figura meno controversa, il suo amore, cieco e male indirizzato, per la figlia lo spinge alla rovina. Egli ne è consapevole, ed arriva a tentare di "affidare" la moglie al suo amico, pur di non vederla "affondare" insieme a lui, sperando forse di lasciarle vivere ancora qualche momento felice. La dedizione del papà rende quest'ultimo una figura consolante, un personaggio a cui ci si affeziona e dal quale ci si sente in qualche modo protetti: nonostante la tragedia familiare e sociale, questo piccolo uomo persegue il suo intento, con tenacia e, ad un certo punto, intelligenza, riuscendo a superare la tempesta. La madre è personaggio ambiguo. Da un lato si percepisce la sua delusione per un l'uomo medio (o mediocre ?) con cui vive, incapace di salvare persino le apparenze, e per la vita sciatta che conduce con lui; da un altro, il sentimento per la figlia, un misto di rancore, pietà, amore materno. Anche la madre supererà la tempesta con difficoltà, e si rincongiungerà alla famiglia, in un finale che sembra aperto, ma lascia più di un presagio di speranza (la voce narrante è di Giovanna : presumiamo che abbia raccontato tutto dopo aver compreso il ruolo dei genitori all'interno del dramma).
A me non piace questo genere di film. Tuttavia ho iniziato a vedere questa pellicola quasi per caso e mi sono immediatamente interessato ad essa. L'ho trovato molto bello, nel suo realismo, nella sua introspezione e nella sua discrezione. Unico neo: la scena della fucilazione dell'amico. A mio parere, non se ne sentiva il bisogno.
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