Espandi menu
cerca
Il papà di Giovanna

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il papà di Giovanna

di mc 5
8 stelle

Il mio rapporto col cinema di Pupi Avati è da sempre qualcosa di irrisolto e il mio giudizio finale sul complesso della sua opera è "sospeso" da tempo. E forse alla base di questo rimandare il giudizio c'è una sorta di "peccato originale" attribuibile al sottoscritto, non certo ad Avati. Il discorso ci riporta indietro di parecchi anni, a cavallo fra la fine dei 60 e l'inizio dei 70, agli esordi di Pupi nel lungometraggio. Io allora ero un ragazzino curioso ed affascinato da tutto ciò che era "mistero" e "orrore". Ricordo che lessi sul settimanale "Ciao 2001" alcuni articoli firmati da Luigi Cozzi -poi divenuto a sua volta regista di decine di films di genere- in cui si favoleggiava di due pellicole dal sapore underground ("Balsamus l'uomo di Satana" e "Thomas e gli indemoniati"), due titoli evocativi che esercitarono un fascino fortissimo sul mio immaginario di adolescente. Ciò' che non riesco tuttora a perdonarmi è di non essermi mai dato da fare per entrare in possesso di quei due film che costituirono in effetti il debutto di Avati. Ma non è finita: seguì il celebre "Bordella", altro film bizzarro e difficilmente catalogabile, ma anche altro "cult" che mi sono perso. Insomma: il primo Avati che i miei occhi hanno visto fu "La casa dalle finestre che ridono". Questa mancanza, quest'assenza di quei tre primi suoi film, ha sempre in qualche modo "alterato" il mio rapporto col mondo "avatiano", quasi come se il mio inconscio si rifiutasse di confrontarsi con qualcosa che ritiene "incompiuto". Scusate la digressione ai confini della psicanalisi. Avati negli ultimi anni, se escludiamo la piccola "vacanza horror" che s'è concesso con "Il nascondiglio", ha speso tutte le sue forze a rievocare un passato rielaborato con le lenti della nostalgia e con un certo gusto retrò. Insomma è evidente che Avati nutre per i ricordi della propria giovinezza un malinconico, affettuoso rimpianto. Ed è ovvio che questa "chiave" dia i massimi risultati quando i ricordi riguardano la sua adorata Bologna, perchè lì ritrova le sue origini e quel che ha fatto di lui ciò che è ora. E pian piano stiamo arrivando al punto, cioè a delineare come in questa sua scelta stilistica siano insiti pregi e limiti. La Bologna evocata da Avati è messa in scena (e sto parlando non solo di "Il papà di Giovanna") sempre con una cura dei dettagli dell'epoca incredibilmente precisa e puntigliosa, a testimonianza dell'amore del regista verso una città in cui oggi (come d'altronde la maggior parte dei bolognesi) fa molta fatica a riconoscersi. E questo affetto è talmente sincero da generare quasi sempre buoni film, ma tra le cui pieghe io (e non solo io) ho ravvisato qua e là ombre di buonismo, aggravato da vaghe istanze moralizzatrici non sempre condivisibili. Prendiamo per esempio quest'ultima pellicola in cui Avati offre una visione su certe "risoluzioni finali" dell'ultima Guerra su cui si potrebbe discutere. In pratica, che lo voglia o no, Avati finisce col portare acqua al mulino (mai stato così florido) del "revisionismo storico", che personalmente trovo in genere opportunista in quanto finalizzato spesso solo a dare un indirizzo ben preciso alla linea politica contemporanea. Pur condannando ovviamente ogni omicidio che fu compiuto subito dopo la Liberazione, mi sembra troppo comodo rappresentare il personaggio di Ezio Greggio come "povero cristo" su cui ci si è accaniti guidati da un disinvolto e quasi "giocoso" spirito di rivalsa. No, caro Avati: Greggio (inteso come personaggio) aveva a suo tempo fatto una scelta PRECISA di cui ha pagato (come si paga in tempo di guerra) le conseguenze estreme. Certo, lui viene dipinto come un qualunquista che ha scelto ciò che banalmente gli faceva piu' comodo e dunque non un fanatico politico, ma questo non fa che aumentarne la meschinità e l'opportunismo e poi -ripeto- fra due parti lui aveva scelto da che parte stare, ed essendo poliziotto aveva anche delle responsabilità in piu'. Comunque si tratta di episodi dolorosissimi e di ferite che per alcuni non si chiuderanno mai e che si rinnovano ad ogni conflitto in ogni parte del mondo. Dunque riprendendo il discorso,
da una parte abbiamo un magnifico cineasta che della rielaborazione del passato storico (ma una storia vista "dal basso") ed umano ha fatto la sua cifra stilistica e dall'altra una certa tendenza al conservatorismo delle idee, che a volte attribuisce al suo cinema un retrogusto di sapore quasi "parrocchiale". Il film è uno dei migliori di Avati. Bello, sentito, palpitante, e racconta una vicenda che appassiona lo spettatore. Si parte da un fatto di cronaca: una ragazza uccide una compagna di scuola per banali motivi di gelosia e viene arrestata . Processata e giudicata "inferma di mente", viene ricoverata in un manicomio criminale, dove le sue precarie condizioni mentali si aggravano ancora di più. Ma la vera protagonista del film è la famiglia di questa giovane, una famiglia "allargata" se includiamo anche il poliziotto fascista Ezio Greggio. Abbiamo una madre forse immatura o forse non attrezzata ad accettare le difficoltà della vita, che di fronte a questo evento negativo ha una sorta di blocco, praticamente respinge ogni contatto con la figlia reclusa e ciò fa emergere come in realtà anche il rapporto col marito sia sempre stato inesistente, nebuloso e mai veramente definito. E poi c'è questo personaggio STRAORDINARIO del padre, uno dei ruoli più belli mai visti in ambito di cinema italiano: un ruolo scritto benissimo, verso il quale lo spettatore non può che provare affetto e solidarietà. Persona meravigliosa che ha fatto della DIGNITA' la sola arma con cui reagisce verso una vita che -da sempre- gli ha regalato solo bastonate ed umiliazioni, piccole e grandi. Commovente. Gran personaggio che necessitava di grande attore. E di fronte a QUESTO SIlvio Orlando (strameritata la Coppa Volpi a Venezia!) ci vorrebbe una standing ovation. Orlando esprime (aiutato anche da quegli occhi da buono che ha...) un senso della DIGNITA' che ha del clamoroso (una dignità che fra l'altro -se non vado errato- non ce lo fa mai vedere piangere nel film, anche se ne avrebbe cento motivi). Ho trovato straziante un dettaglio in particolare: l'amore di questo uomo verso la figlia disgraziata è talmente immenso che lui annulla sè stesso, si annichilisce, e dialoga con la figlia utlizzandone lo stesso linguaggio scurrile-infantile, pur di condividerne lo stato di regressione mentale ed esserle vicino il più possibile. La madre è Francesca Neri, attrice che non mi ha mai completamente convinto, ma che qui, complici la storia e il personaggio, sembra perfetta. La figlia instabile è quel prezzemolino di Alba Rohrwacher (per scrivere bene il suo cognome ci vuole mezz'ora!), un'attrice che -pur promettente fin che si vuole- non sempre ha scelto i film giusti, ma che qui dà vita in modo superlativo, anche nelle sfumature, al difficile ruolo di una persona che regredisce mentalmente. Quanto a Greggio, anche per lui la (felicissima) sceneggiatura ha riservato un bel ruolo, solo che io ci andrei cauto a parlare di "rivelazione" come troppi hanno fatto: intanto Greggio, d'accordo, può stupire vedendolo recitare "da serio", ma non è che si riveli poi un mostro di espressività, anzi direi che è piuttosto monodimensionale
e statico. Un cenno finale, doverosissimo, alle belle musiche, affidate ad un "mostro" delle colonne sonore nonchè vecchio amico di Avati: Riz Ortolani. Concludendo: Pupi Avati, pur con i suoi limiti (come dicevo prima una tendenza al conservatorismo che affiora spesso) resta con ogni evidenza un regista che ha saputo creare un SUO stile (un film di Avati lo riconosci dopo pochi minuti). Praticamente, un Maestro.
Voto: 9

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati