Regia di Brad Anderson vedi scheda film
di sicuro lo shock che aveva suscitato con l'ottimo horror "session 9" sarà difficile a ripetersi(oppure no?...), ma diciamo che con questo film ha saputo creare un discreto film che riesce a scatenare diversissime sensazione contrastanti. ha saputo adattare i generi cinematografici agli stati emotivi dei suoi personaggi e alle loro pulsioni stratificate e nascoste abbastanza bene. se nei primi 50 minuti bene o male non succede nulla, se non la presentazione dei personaggi e il lancio maldestro di qualche sasso da parte del regista e degli sceneggiatori, per disseminare qualche dubbio piuttosto scolastico, da lì in poi, comincia ad aggiustare il tiro. e già con questo ci si accorge di come il regista non sia un cialtrone o un ingenuo che lascia che il film si faccia da solo. i sorrisini di circostanza di jessie e il guapismo folcloristico del manzo arrapato noriega che irritano ad ogni secondo in cui eccedono nei loro clichè, si scavano una trincea di pregiudizi nel mio sguardo di accaldato e stanco spettatore pomeridiano casalingo, salvo poi risvegliare l'interesse tenuto sapientemente assopito, con il confronto spagna-u.s.a. alla chiesa abbandonata. da qui la storia comincia a far emergere il torbido delle e dalle persone. il terrore che risveglia nel turista l'elasticità delle leggi russe post cccp, fa accavallare bugie su bugie in un crescendo in cui il non sapere più chi sono le persone di cui apparentemente e noiosamente ti fidavi, rende sopportabili l'ovvietà di certo lieto fine un pò tirato via. in un paese in cui non si sa se preferire l'oscurantismo di un paese dittatoriale o lo sbando della perestrojka, l'intoccabilità dei cittadini americani diviene una barzelletta e la rettitudine di una forzata riabilitazione cattolica viene demolita a martellate, con la semplice stretta di una mano su una coscia martoriata da tagli di coltello. c'è più di una cosa buona in questo film, e le interpretazioni stratificate in maniera un pò troppo frettolosa, fanno propendere per una faccina non troppo sorridente. il viso da maria pentita(?) di emily mortimer poi fa il resto. vederla scendere da un autobus dopo che aveva storto borghesemente il naso alla richiesta di una locale russa di non essere fotografata(come se non fosse una richiesta normale)e seguire il guapo spagnolo fisicato in quella che non sa nemmeno lei che gita sarà, a freddo prende tutto un senso suo e giusto. la chica mala dal passato oscuro, salvata dal bravo e retto roy che l'ha trascinata fuori dagli states in un'avventura di cuore e di duro lavoro in cina, sente i vecchi demoni scuotersi nel vasetto ben chiuso i fondo al cuore, salvo poi reagire in un maniera del tutto inaspettata e financo sconvolgente. harrelson e la mortimer sono molto bravi. e se su filmtv si riconosce il merito di una buona stratificazione nell'interpretazione di lei, io riconoscerei ad harrelson il merito di aver dipinto un buon good guy, che ha piena fiducia nella moglie e non teme segreti da par suo, anche se i suoi segreti passati sicuramente li conosce bene. tra mara, noriega e kingsley, si fa notare per la breve, silenziosa e concisa presenza, thomas kretschman.
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