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Léon Morin, prete - La carne e l'anima

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Léon Morin, prete - La carne e l'anima

di angelina
8 stelle


In una cittadina francese,durante l'occupazione tedesca,una giovane donna,Barny (Emmanuelle Riva),atea e marxista,vedova di un militante ebreo,confessa,per provocazione e per inconsce esigenze spirituali,a Padre Morin (Jean-Paul Belmondo) la sua mancanza di fede.
"La fede è qualcosa che mi sfugge,dato che non riesco ad immaginare che si possa credere in qualcosa che non esiste."
Ma al di là della grata del confessionale,Barny trova un interlocutore aperto,intelligente,disarmante,che suscita il suo interesse e mette in discussione con sconcertante finezza psicologica le sue convinzioni di non credente.
Mentre la polizia nazista organizza rastrellamenti e deportazioni,Barny partecipa attivamente alla Resistenza,nascondendo in casa una famiglia di amici ebrei,e prosegue con sempre maggiore assiduità i colloqui con Padre Morin,in un intenso confronto tra dubbi e certezze,tra ateismo e fede,tra tentazioni carnali e sublimazione degli slanci terreni.
Scambiando per amore il suo turbamento psicologico e dopo aver inutilmente tentato il sacerdote a infrangere i voti,Barny si lascia conquistare dal suo ostinato e autentico rigore e riesce a ritrovare la fiducia in una vita illuminata da una rinnovata conversione.
Dal romanzo di Béatrix Beek,premio Goncourt 1952,Jean-Pierre Melville,figlio di una coppia ebrea di origine alsaziana,ma cresciuto nella religione cattolica,mette in scena,con uno sguardo all'ascetico rigore di Robert Bresson,una profonda e intensa riflessione su laicismo e religione,in un'atmosfera incupita dall'orrore nazista,sapientemente fotografata da Henry Decae e sorretta dalla sensibile interpretazione dei due protagonisti,una fragile ma determinata Emmanuelle Riva e un convincente quanto inusuale Jean-Paul Belmondo,nelle insolite vesti di un sacerdote.
Traspare nel pathos della vicenda,la sensibile partecipazione di Melville a questi laceranti interrogativi di natura etico teologica,mentre la narrazione si dispiega,guidata con rigore formale,in un avvincente confronto tra due personaggi solo apparentemente antitetici,ma in realtà profondamente simili nell'ostinata adesione ad una totale e quasi disumana abnegazione.
Squisitamente bressoniana la scarna sequenza in cui Padre Morin,davanti allo sguardo smarrito della donna,raccoglie i suoi poveri oggetti,prima della partenza per un' altra parrocchia.
"Era dunque quello tutto ciò che possedeva...." conclude la voce narrante di Barny,in questo malinconico congedo,che chiude il percorso di due anime unite dallo stesso slancio verso l'Assoluto.
Assistente alla regia,Volker Schlondorff,che interpreta anche la parte di una sentinella tedesca.

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