Regia di Alexandre Bustillo, Julien Maury vedi scheda film
Era da un pezzo che nelle classifiche delle pellicole più orrorifiche degli ultimi anni leggevo inserito questo A L'Interieur. A ragione, direi. La mattanza è ben servita in scena. Beatrice Dalle è la donna vestita di nero armata di terribili forbici che tanto ricorda la argentiana Daria Nicolodi. La Dalle è attrice maledetta, con alle spalle episodi personali di processi e condanne varie e almeno un film, Cannibal Love, dove è avvezza ad aggirarsi catatonica sul set imbrattata di sangue. Alysson Paradis è la vittima (ma anche carnefice? ...gli estremi si attraggono), che ricorda vagamente la Adjani (e anche qui tornano alla mente la fissità di sguardo di Possession o pallore di Lucy Harker in Nosferatu). La battaglia tra le due nel bagno è roba da Shining. I poliziotti e gli altri personaggi di contorno sono ovviamente destinati ad una brutta fine. I riferimenti si sprecano. Dov'è dunque il nuovo? Il mordente? Nel puro meccanismo cinematografico di genere. Dedicato agli amanti della materia, dunque per stomaci forti, Inside (il titolo per la distribuzione internazionale), ha dalla sua solo l'idea, un po' pretestuosa, esile, del contrasto tra notte della natività e morte, tra il Dentro - riferito sia alle quattro mura di casa della protagonista sia al ventre materno - e il fuori, inteso come mondo denso di pericoli e violenza. Nessun sottotesto aggiunto, nessun messaggio, solo profondo rosso. C'è una prima e una seconda ondata nel genere horror negli anni 2000. A cavallo del 2005 Saw, Hostel, Alta Tensione, The Descent fanno risorgere l'attenzione dei fan di paura e ribrezzo. L'asticella si alza sempre più. Il biennio 2007-2009 ha poi sfornato quattro/cinque filmacci che fanno a gara d'insostenibilità per violenza estrema, splatter, gore. Quattro sono i cavalieri dell'apocalisse horror (+ Rec, che merita un discorso a parte) che primeggiano per eccessi. Ma mentre Martyrs cerca con coraggio e un pizzico di presunzione di dirci qualcosa a livello direi persino sociologico, mentre A Serbian Film la fa fuori dal vaso per arroganza pseudoartistica, mentre Frontiers pesca e mescola come scusa nel torbido storico-politico, il film di Maury e Bustillo non ha pretese. E' solo crudo e atroce intrattenimento. Forse proprio per questo motivo gli si perdona l'insensatezza. Oppure lo si può liquidare come un'emerita porcheria.
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