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Feast

Regia di John Gulager vedi scheda film

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La recensione su Feast

di bradipo68
8 stelle

Dopo aver sentito tanto parlare di quella leggenda dell'underground che è John Gulager finalmente con mucho mucho gusto ho avuto l'occasione di toccare il suo universo con un dito, anzi con tre perchè ho appena visto il suo esordio nel lungometraggio, Feast e credo che nei prossimi giorni mi sollazzerò alquanto con gli altri due film della serie.
Feast va come un razzo, è  il Freccia Rossa dell'horror, una Ferrari nascosta dentro una carrozzeria da citycar perchè vi succedono talmente tante cose ( molte delle quali non raccontabili) che nonostante non arrivi ai 90 minuti ,la visione diventa un vero e proprio tour de force psicofisico.
Un gruppo di personaggi male assortiti si ritrova prigioniero in un localino situato nel bel mezzo del nulla. Poco male se non fosse per l'assedio ad opera di  un'orda di mostruose creature con denti affilatissimi che non vedono l'ora di mangiare spezzatino di carne umana.
I personaggi vengono introdotti con delle schede in stop-frame piuttosto divertenti in cui si disquisisce di aspettative di vita ( e più che rosee come un futuro sereno sono rossee come il sangue o marronee come qualche altra cosa che è meglio non precisare ) e questa ironia sbracata si avverte lungo tutto il film nonostante le secchiate di sangue, vomito e altri liquidi organici non meglio identificati che si reperiscono in grande abbondanza .
Feast è un oggetto filmico trasversale situato tra le horror extravaganze del primo Raimi e il tono goliardico del tarantinato Dal tramonto all'alba.
La confezione è piuttosto grezza, la regia si avvale di un montaggio ipercinetico che nelle sequenze più concitate diventa confusione pura, una fajolada di carne, frattaglie e liquidi organici difficile da raccontare.
La scelta stilistica credo che sia intenzionale, così come la scelta dell'unità di tempo e di luogo.
E' un ottimo modo per risparmiare sui trucchi e sugli effetti speciali  giocando pesantemente sull'effetto vedo-non-vedo. Del resto con un budget di poco più di 3 milioni di dollari non è facile fare un film come questo.


Feast inoltre è l'apoteosi del politically uncorrect : di solito in film come questo in cui si prevedono molti decessi , la regola non scritta vuole che le prime vittime siano sempre quelle più antipatiche proprio per creare un effetto empatico tra gli spettatori.
Qui non c'è nulla di tutto questo: non viene risparmiato niente e nessuno, una delle prime vittime è addirittura un bambino e il film è costellato di scenette in cui la goliardia pecoreccia regna sovrana: per esempio quella in cui un tizio entra nel bar e si presenta come quello che "salverà loro il culo" e un nanosecondo dopo viene decapitato da una delle creature, oppure quella in cui la barista si pulisce da uno stravaso di liquidi organici altrui che l'ha colpita e due maschietti in una situazione del genere non hanno niente di meglio da fare che mettersi in prima fila per guardarle le tette ( decisamente un bel vedere, però).
Il film di Gulager gioca a rimpiattino con lo spettatore cercando di soprenderlo sempre e comunque: lo script di Marcus Dunstan e Patrick Melton è un fitto gioco di citazioni filtrate attraverso ironia di grana grossa, grossissima.
Sembra essere tutto un gigantesco scherzo: eppure di morti ce ne sono a bizzeffe, di geysers di sangue e vomito anche , sembrerebbe che non ci sia proprio nulla di ridere.
E invece si.
Una curiosità: Feast nasce da un reality show , Project Greenlight, in cui stars hollywoodiane come Damon ed Affleck ( che qui figurano come produttori ) danno a degli sceneggiatori sconosciuti la possibilità di realizzare un film partendo dalla loro sceneggiatura.
(bradipofilms.blogspot.it)

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