Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
Non sono completamente d'accordo con il grande entusiasmo che generalmente suscita questo film, anche rispetto agli altri film di Clouzot. L'ho trovato abbastanza bello, diciamo, mentre altre opere del regista mi hanno entusiasmato. La trama è ben construita, e posso pure aggiungere che a vicende come questa si sono ispirati molti scrittori di telefilm degli anni '70, come le serie di Derrick e Colombo. Quello che non mi ha convinto tanto sono forse i personaggi dei due protagonisti, i quali, riconosciuti alcuni tratti indovinati, non mi sono sembrati definiti così bene e profondamente. Forse convincono di più personaggi collaterali, come la fotografa omosessuale o il comissario di polizia col figlio mulatto. In generale, ho seguito il film senza annoiarmi, ma anche senza appassionarmi e lasciarmi coinvolgere più di tanto.
Detto questo, mi è comunque piaciuto il sunto che io leggo tra le righe della vicenda. Lei ha il chiodo fisso di sfondare nello spettacolo, e per questo è disposta a tutto (quasi, per la verità, con suo merito), e si espone infatti a situazioni pericolose da cui viene pure messa in guardia. Sarà proprio la smania del successo a far sì che si cacci in guai molto seri. Lui, da parte sua, ha il tarlo della gelosia, in gran parte infondata. Sarà proprio questo sentimento che non sa controllare a farlo avvicinare al patibolo. Da un punto di vista morale, anche se non fattuale, è comunque un omicida. Insomma, ciascuno dei due finisce per farsi del male a causa di una propria passione distorta e cieca.
Rilevo che il regista è qui meno cattivo nella rappresentazione dei personaggi rispetto agli altri suoi film. Rivoltante è solo il magnate della finanza; gli altri hanno sì lati negativi, in misura diversa, ma anche almeno un po' di buono.
Infine, trovo assurde le accuse di essere filo-nazista che colpirono il regista. La solita invidia?
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