Regia di Neil Marshall vedi scheda film
Non mi devo più fidare dei trailers. Esempio: "Sex list". Un trailer che evoca un thriller intrigante al massimo, ma l'eccitazione durante la visione si sgonfia e l'entusiamo ne esce assai ridimensionato. Altro esempio: questo "Doomsday". Ho maledetto quel trailer fracassone e rintronante dove gli attori sparano soltanto, nemmeno parlano, se non per pronunciare qualche battuta scarsa. Al contrario, la visione mi ha posto di fronte ad un film memorabile, un cult-action fondamentale. C'è un aggettivo che probabilmente mi capiterà di usare spesso in questa recensione: "potente", che mi pare il più idoneo ad esprimere l'efficacia dell'opera. Si tratta infatti di un film potentissimo, come pochi altri nel suo genere. E pensare che lo avevo giudicato dal trailer un "pop-corn action", un'accozzaglia di violenze buona giusto ad esaltare i ragazzini. E invece si tratta di un film che lascia il segno, un film di spessore, sarei quasi tentato di dire "un film d'Autore". Io penso infatti che quest'ultimo termine non vada usato solo per pellicole seriose o paludate, ma per qualsiasi tipo di film in cui l'autore abbia impresso il proprio marchio, rendendo quel prodotto unico e facilmente riconducibile a chi quel film lo ha creato. E parliamone allora, di questa specie di genio che risponde al nome di Neil Marshall. Genio è forse termine eccessivo per chi ha al suo attivo solo tre film, ma è indubbio che lo stile registico di questo signore qualcosa di geniale lo deve pur avere. "Dog soldiers", l'opera prima, purtroppo non ho mai avuto l'occasione di vederlo e conto di recuperarne al più presto il DVD, ma non mi è certo sfuggito quel gioiello di "The descent", che è senza dubbio alcuno un cult-movie conclamato in ambito horror e, per quanto riguarda la mia esperienza personale, quella pellicola vanta un "triste" primato: è l'horror più spaventoso che abbia mai visto e ricordo bene che quelle "creature" cieche che sgusciavano via velocissime mi hanno tolto il sonno e popolato i miei incubi per almeno un paio di notti. Marshall dunque dà dignità artistica ed impone valore aggiunto al cinema di genere, rendendolo materiale non di pura evasione ma qualcosa da prendere sul serio, qualcosa con un peso specifico. Prendiamo questo "Doomsday": è qualcosa di cinematograficamente validissimo, che ha in sè tutti i numeri per diventare un altro "cult". Se volessimo citare tutte le pellicole evocate da "Doomsday" dovremmo impiegare un bel pò di spazio, e sarebbero tutti riferimenti importanti, tutto cinema che il buon Marshall (che qualcosa mi suggerisce dev'essere un appassionato cinefilo) ha assimilato ed elaborato con intelligenza. Ma sì, proviamoci a stilare un elenco: "1997 Fuga da New York", "Mad Max", "Warriors", "28 giorni dopo", "28 settimane dopo", "1975 occhi bianchi sul pianeta terra", "Interceptor"...e mi fermo qui, i titoli citati sono sufficienti per rendere l'idea dell'immaginario di riferimento di questo film. La pellicola è tutta (ma proprio tutta) all'insegna dell'eccitazione e del divertimento senza freni. Una sequenza in particolare non si può non segnalarla: un inseguimento finale in macchina che è qualcosa di indescrivibile, mai visto nulla di simile, una scarica di adrenalina da far paura; una sequenza che è già entrata nelle antologie del cinema d'azione. Ma degno di segnalazione è anche un estenuante combattimento dal sapore medievale fra la protagonista e un energumeno corazzato. La colonna sonora comprende icone musicali di un'epoca, come Adam and The Ants e Frankie Goes to Hollywood, ma è anche importante segnalare che alcuni dei brani originali composti da Tyler Bates si richiamano volutamente allo stile delle colonne sonore dei film di John Carpenter. Un cenno al cast. Rhona Mitra è assolutamente perfetta per questo personaggio dalle movenze mascoline e dal piglio guerriero: gran bella donna e -se Dio vuole- un'attrice che recita e non una robottina senz'anima come la Jovovich. Quanto a Bob Hoskins, è ormai una macchina di professionalità che non si discute. Vorrei invece soffermarmi su quell'autentico monumento che è il glorioso Malcolm Mc Dowell, uno che ha attraversato diverse stagioni del Cinema ma sempre con dignità e professionalità. Qualcuno che lo ha conosciuto lo dipinge come persona ancora inquieta, sempre curiosa di cose nuove. Apro una parentesi per segnalare un libro che si annuncia interessantissimo e che io stesso sto cercando: "Oh lucky Malcolm!", praticamente una lunga intervista colma di ironia e di annedoti rilasciata nel 2006 da Mc Dowell al giornalista Marco Spagnoli (Aliberti Editore). Insomma, io sostengo sempre che, a livello di icone cinematografiche, c'è modo e modo di invecchiare: Mc Dowell o anche il grande Terence Stamp sono due esempi di come si possa restare sulla scena con intelligenza, scegliendo ruoli stimolanti e mai banali. Poi, vabbè, ci sono anche i rincoglioniti come Dennis Hopper, che adesso in varie interviste ho visto si è messo a magnificare le glorie del presidente Bush: patetico!!. Scusandomi per la lunga digressione, vi invito a vedere questo film; se deciderete di farlo, preparatevi ad un delirio fracassone. Ma bello. E fottutamente Rock'n'Roll.
Voto: 8/9
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