Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
1944. Per agevolare lo sbarco in Normandia, gli alleati organizzano un diversivo al quale dovrà prendere parte una legione di uomini valorosi e sprezzanti del pericolo. A comandarli c'è l'ufficiale inglese MacPherson, che si ritroverà di fronte i nazisti dell'acerrimo nemico Ackerman.
La legione dei dannati è un prodottino di facile consumo diretto da un mestierante non molto noto al grande pubblico, ma già attivo da una decina di anni e futuro protagonista della stagione del cinema di genere action e horror, fra i Settanta e gli Ottanta. In sceneggiatura troviamo un altro nome di regista in fieri, ma di ben maggiore successo: Dario Argento, che viene affiancato - nel segno di una co-produzione fra Italia, Spagna e Germania - dall'esperto Eduardo M. Brochero e dal semisconosciuto Rolf Grieminger. I nomi internazionali pullulano anche nel cast artistico, nel quale svetta l'americano Jack Palance (una certezza nei ruoli da duro) e che comprende, fra gli altri, Wolfgang Preiss, Thoms Hunter, Franco Fantasia, Guido Lollobrigida, Aldo Sambrell, Curd Jurgens. Le scene movimentate non mancano, ma Lenzi saprà fare di più e di meglio nei successivi capitoli della sua folta filmografia; per essere una pellicola sostanzialmente alimentare, comunque, i mezzi a disposizione del regista sono più che sufficienti ed è bravo Lenzi a sfruttarli adeguatamente, a partire dalle locations (oltre ai classici ripieghi romani) scelte fra Spagna, Inghilterra e Danimarca. La retorica è abbondante nei dialoghi, ma addirittura dilaga nel finale, che prevede uno scambio di battute di chiusura spavaldamente anti-belliche: "Ora che ha vinto la sua guerra, potrà smettere di odiarmi", dice il nazista morente al comandante degli alleati, che in tutta risposta chiosa ineffabilmente "Ackerman... Tutti abbiamo perso". 4/10.
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