Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Quarto film in tre anni per Stefano Calvagna, regista, sceneggiatore e attore, romano di quella romanità tornata in auge con l’elezione di Alemanno a sindaco della Capitale, uno che deve avere frequentato - quanto meno mentalmente - poligoni e borderline e con un’idea di mondo che simpatizza se non per il qualunquismo per un individualismo alquanto destrorso. Dopo Il lupo (visto nella scorsa stagione), ecco Il peso dell’aria, filosofeggiante pellicola sociale, che prende di petto l’annoso, drammatico per non dire spaventevole problema dell’usura. I protagonisti sono una coppia di giovani che vivacchiano tra frustrazioni e relativo benessere, con le famiglie alle spalle pronte a intervenire nel caso capitasse qualcosa. Che, puntualmente, capita. Perché il giovanotto incontra un vecchio compagno di scuola divenuto nel frattempo uno strozzino. Il film è tirato via, recitato così così (tranne Crocitti e la Mascoli), e con un’ideologia di fondo alquanto ambigua: più che alemanniano, pare spostato verso la Destra del Padre, pardon di Storace. A.F.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta