Regia di Jean Cocteau vedi scheda film
Un bianco e nero così sfolgorante che evoca il colore e lo fa immaginare, rivivere nella mente, esplicitandolo nel ricordo dello spettatore, inevitabilmente catturato dall’incanto visivo ancor oggi straordinario, e rendendo tutto il quadro ancor più affascinante e indimenticabile – la favola sfavillante e adorabilmente kitch di Cocteau è un inno alla bellezza e alla perfezione che si trasfigura e nasce dalla mostruosità. E la bellezza non è - contrariamente a quanto si possa pensare - quella (o solo quella) di Belle, sorella e figlia buona, devota ed umile, in odore di santità, ma proprio per questo un po’ troppo "suorina " e frigida per suscitare fermenti emozionali; quanto piuttosto quella “mutante” e in corso di compimento di una Bestia vittima di un malvagio incantesimo che ne nasconde le maestose quanto perfette fattezze relegandolo ad oscura creatura deforme ed inguardabile. Proprio per questo, nell’immaginare e trasfigurare il concetto di bellezza, Cocteau non può che trovare nel suo “monumento umano alla perfezione”, ovvero nel baldanzoso, atletico e spesso sin audace nel suo sfrontato ostentare fiero di nudita' pettorali virili, Jean Marais: la personificazione della bellezza assoluta ma “raggiungibile”. Una perfezione che sarebbe stata sprecata qualora rappresentata solo nell’ultimo fotogramma del finale ridondante e “celeste”, e che per questo viene valorizzata pure nella personificazione di un secondo personaggio, quello del brillante e sicuro di se' amico del fratello di Belle, appropriatamente (almeno secondo i gusti di Cocteau) chiamato Splendore (o Avenant, nell’originale francese). Una favola perfetta, barocca, eccessiva e soprattutto sottilmente maliziosa, a tratti sfacciatamente carnale, dove la bellezza diviene il mezzo per immolarsi alla perfezione, riuscendo ad allontanare le meschinerie e le cattiverie della vita, che albergano nel corpo e nell’anima dei molti brutti, mediocri e cattivi che ostacolano il passo ai nostri due eroi. Diretto con tribolazione da un Cocteau che poi, a causa di un problema di salute, dovette per parte delle riprese cedere la regia ad un non accreditato René Clement, la Bella e la Bestia risulta ancora oggi un film sorprendente per i sofisticati effetti visivi che non invecchiano né perdono il loro potere seduttivo ed ammaliante. La versione restaurata distribuita recentemente nelle sale francesi ne ravviva lo splendore, rendendo il film un capolavoro senza tempo ed immortale. Aspettando, con molta riluttanza, la versione aggiornata con Cassel/Seydoux, belli certo....ma inesorabilmente senza Cocteau a ripetere la magia.
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