Regia di Shane Meadows vedi scheda film
Anglia, giorni nostri. Due figure attraversano il verde deserto delle ‘Terre di Mezzo’. Una è leggera, a volte sembra quasi che galleggi sul passo; l’altra è tesa, dura come un forcone. Chi è corpo e chi è ombra? Chi uomo, chi fantasma? Se ci arrendiamo all’evidenza del disvelamento, che ci giunge poco più avanti nel film e che ne prepara la tregenda finale, daremo alla figurina impalpabile le vesti dello spettro e all’altra quelle di un essere reale. Ma è davvero così? Perché se è invece la storia di un’ombra che stiamo seguendo, ombra tra altre ombre perse ed illuse in un vivere meccanico pieno fino all’orlo di colpe e di espiazioni mancate, è certo che la prospettiva generale cambi. E cambi anche il posto di questo lavoro cinematografico sul nostro scaffale; non più stretto mestamente tra un “Ghost dog” di jarmuschiana memoria o un vecchio e sconvolgente Browning d’annata. “The devil-doll” è del ’36 e lì Lionel Barrymore si traveste da donnina, qui Paddy Considine da ‘elefante’ con ascia acclusa. Richard, figura shakespeariana per sottrazione, forse è l’ombra che insegue il corpo che lo ha abbandonato, che è il fratello Anthony, ‘suicidato’ da una banda di balordi. Un piccolo Antonius Blok che ha perso lo scudiero e deve vedersela comunque con la peste. Quella esterna che vive tra le pieghe di una comunità invisibile, devastata, indefinita. La peste interna che ha invece il sapore denso e opprimente del rimorso. Ma è tutto il film intriso di un’atmosfera scarna e quasi irreale; un realismo sfrontato che acquista una ‘cifra’ runica, dove in superficie resta il mondo con le sue sonnolente alterazioni, e sottotraccia invece si svolge la tragedia in cinque atti-giorni dei cavalieri oscuri. L’emergente Shane Meadows, che sul tema dell’assenza e della ricerca dell’assente baserà anche il seguente e più famoso “This is England”, chiude il film tra le rovine di un maniero abbandonato. Degna cornice finale per una saga di ombre.
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