Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Ritroviamo il tema dell'azione individuale (v. "Ecstasy of the Angels) da considerare più efficace di quella collettiva che è chiacchierona, impreparata, inconsistente: un (finto?) ladro (finto?)ex-operaio apparentemente mite e gentile ottiene più da solo che tutte le fazioni del gruppo rivoluzionario insieme.
Anche quando sembra muoversi qualcosa, gli aspiranti terroristi, ormai delusi e frustrati, preferiscono dedicarsi all'"unione spirituale" (una scusa per scopare come bestie; lo stesso capo del gruppo dirà all'uomo che li ospita "ormai quella ce l'ha in cancrena"; soltanto le donne si illudono ancora: "vinceremo", "ce la faremo di sicuro".)
Sulla trama
Più statico di altri film di Wakamatsu, ci mostra la frustrazione, l'immobilità forzata e la necessaria diffidenza dei rivoluzionari. La fine sorprende meno di quanto si vorrebbe: intuivamo la natura doppia dell'uomo troppo gentile da alcune sue dichiarazioni quali "quando cominci a odiare le persone, poi le odii fino in fondo" o "dev'essere difficile uccidere un uomo guardandolo negli occhi." Tuttavia, la rivelazione ci viene offerta in modo tutt'altro che ovvio: la sua fede in una presunta profondità spirituale-morale del tradimento estremo; l'azione solitaria, come un cane randagio che confida solo in se stesso.
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