Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Proto-musicarello, pseudo-musicarello, oppure musicarello per niente? Perchè le canzoni interrompono continuamente la storia, ma sono perfettamente contestualizzate trattandosi delle riprese delle esecuzioni dei brani sanremesi che sono al centro delle vicende narrate; non ha neppure più di tanto senso cercare di etichettare questo lavoruccio sbrigativamente scritto e con ancora meno cura realizzato, perchè davvero si tratta di una pellicola il cui unico interesse può risiedere nei brani contenuti. Ma tutto è eseguito in playback e sul palco, percui da vedere c'è poco o niente; c'è solo una sfilata di volti celebri della canzone di quei tempi, da Claudio Villa a Domenico Modugno, da Nilla Pizzi a Teddy Reno, con qualche scenetta a interrompere le esibizioni canore. Frizzi e lazzi sono così affidati a Tino Scotti, Dolores Palumbo, Gabriele Tinti; ma il ritmo è bassissimo e le battute sono chiaramente riempitivi, sketch rimediati e buttati sulla pellicola alla bell'e meglio. Il valore sociologico dell'opera potrebbe essere più alto se ci consegnasse qualche spaccato dell'Italia di quei tempi: ma oltre alle canzoni c'è pochissimo, troppo poco anche per poter inquadrare Destinazione San Remo dal punto di vista del documento storico-sociale. Altri film contemporanei sapranno meglio definire e raccontare la scena su cui nasce il fenomeno dell'idolatria dei cantanti di quel periodo: I ragazzi del juke-box e Urlatori alla sbarra (accoppiata firmata da Lucio Fulci fra il 1959 e l'anno successivo), Sanremo, la grande sfida (Piero Vivarelli, 1960) oppure anche I teddy boys della canzone, dello stesso Paolella, del 1960. 2,5/10.
Il treno che sta portando gli scatenati fans della bella melodia italiana verso Sanremo, dove si sta per tenere il nono festival della canzone, è bloccato dalla neve. I melomani si consolano guardando le esibizioni in tv.
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