Regia di Mitchell Lichtenstein vedi scheda film
L’amministrazione Bush spende cento milioni di dollari all’anno in campagne a favore dell’astinenza sessuale (!), considerate il miglior antidoto alla proliferazione dell’Aids (tutto vero, dannazione). Le statistiche dimostrano che sono soldi (pubblici) gettati al vento, tuttavia sono nate nel tempo comunità di giovani che praticano e predicano la castità fino al matrimonio. Di una di queste fa parte Dawn, fanciulla acqua e sapone dalla famiglia disfunzionale, con un fratello tamarrissimo traumatizzato da piccolo. Da cosa? direte voi. Dalla “vagina dentata” della sorellina, che gli sgagnò una falange. Ebbene sì, non è una leggenda, e nel corso del film se ne accorgeranno in tanti: il ginecologo, il primo fidanzatino che calca la mano (non solo quella), un altro semi nerd che ha scommesso di portarsela a letto, un vecchiaccio bavoso che si inventa stupratore… Caustico pastiche horror di Mitchell Lichtenstein (anche autore della sceneggiatura), sempre in bilico tra grottesco e tragico, trionfatore al Sundance dove la protagonista Jess Weixler ha vinto il Premio speciale della giuria. I riferimenti sono trasversali e colti: dal magnifico Lo sguardo che uccide di Terence Fisher, con la mitica Gorgone, alle leggende popolari che dalla notte dei tempi raccontano di letali fanciulle dalla vagina dentata. Aggiungete che la povera Dawn abita a ridosso di una centrale nucleare e avrete anche un tocco da B-Movie “atomico” anni 50. Detto questo, però, il film è assai meno innocuo (si fa per dire: per il pubblico maschile è comunque uno sconquasso) di quel che appare. Andrebbe anzi visto insieme al bellissimo cortometraggio Maquina di Gabe Ibáñez (cercatelo su Internet), dove il terrore dell’intimo vorace diventa metafora del senso di inadeguatezza e addirittura di colpa di una donna abusata. Dawn, invece, non subirà supinamente la meschinità degli uomini, passando alla riscossa in un tripudio di evirazioni per stomaci decisamente forti. Bella sorpresa di mezza estate.
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