Regia di Thomas McCarthy vedi scheda film
Walt è un insegnante che vive e lavora nel Connecticut. La sua vita sembra ridotta a una routine priva di qualsiasi entusiasmo, senza più alcun piacere nell'insegnare, nel mangiare, nel fare le cose di casa. Certamente la perdita della moglie sembra aver lasciato un segno profondo ed un vuoto incolmabile che lui tenta di riempire cercando di suonare il pianoforte come lei faceva.
Poi un giorno va a New york per una conferenza e pensa di usare il suo vecchio appartamento: ma scopre che è abitato abusivamente da due giovani immigrati. Quello sarà per lui l'inizio di una nuova fase della sua esistenza...
Tom mcCharty confeziona un film bello e appassionante che ha il suo punto di forza nella semplicità della storia e nel contrasto - tutto dipinto dai gesti e le espressioni mimiche, più che dalle parole - fra la grigia vita di un ineccepibile uomo ordinario e la vitalità, la gioia e la speranza del giovane siriano Tarek.
Il primo livello di lettura è tutto intimistico, per cui si tirano in ballo i movimenti dell'anima: la solitudine, la nostalgia, l'amore per la musica, la passione per la vita.
Il secondo livello è socio-politico: parla del deterioramento dei rapporti umani, della vita vissuta con sospetto e diffidenza verso "l'altro", il "diverso" (di qualunque diversità si voglia trattare). Una china che negli USA dopo l'11 settembre e più in generale nel mondo intero costringono da un lato a costruire barriere sempre più impervie dall'altro a imporre sofferenze e umiliazioni a chi quelle barriere crede di aver già superate.
Richard Jenkins svolge a mio parere una interpretazione sublime e mostra pienamente l'evoluzione psicologica e caratteriale del suo personaggio.
L'ospite inatteso è un film acuto e struggente che però nel finale, seppure amaro, lascia intravedere la speranza che la contaminazione culturale e personale sia ancora possibile.
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