Regia di Thomas McCarthy vedi scheda film
Richard Jenkins è uno dei tanti bravissimi caratteristi che in pellicole di vario tipo e genere abbiamo imparato a riconoscere come figura sullo sfondo:affidargli il ruolo principale in un film è stato,oltre che meritorio di una candidatura agli Oscar molto ben data,una mossa intelligente e adattissima,per come l'interprete sa rivestirsi di un ruolo,quello di un mite docente che nell'America oppressa dai veti bushiani si affaccia su realtà lontane,come quella degli immigrati. L'uomo sviluppa un'amicizia con un giovane che è ormai irregolare negli Stati Uniti post-11 settembre,che per una pura e stupida casualità viene intercettato,messo in un centro per immigrati irregolari,e poi espulso senza specificazione dove:nel frattempo,il professore avrà avuto modo di conoscere un altro mondo,e forse anche la nascita di un sentimento per la madre del ragazzo. La regia discreta di McCarthy accompagna un film sobrio,un dramma dai toni soft,anche se la tematica è di quelle pesanti,con attori adeguati,trainati da un ottimo Jenkins,che elargisce misura e ottima tecnica recitativa ad una figura che ha la forza di indignarsi,anche se contro una parete di vetro e l'impassibilità dei funzionari,che sono al servizio di leggi eccessive. Il finale non abbraccia troppo facili sbocchi verso soluzioni positive:la gente comune,compressa da regole che non tengono conto di fattore umano,rispetto per la libertà collettiva per un gioco di potere malsano che,infatti,ha fatto solo macerie,non riesce ad andare contro l'inesorabilità dei tempi. Un film che insinua uno sdegno dal passo dolce ma forte.
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