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L'ospite inatteso

Regia di Thomas McCarthy vedi scheda film

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21thcentury schizoid man

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ospite inatteso

di 21thcentury schizoid man
8 stelle

Dopo una lunga carriera passata ad interpretare sempre ruoli di secondo piano, sia al cinema (in pellicole come “Potere assoluto” di Clint Eastwood, “L’uomo che non c’era” dei fratelli Coen, “Blue Steel” di Kathryn Bigelow e “Hannah e le sue sorelle” di Woody Allen) che in televisione (in una serie grottesca, “Six Feet Under”, in cui recitava nei panni di un fantasma), Richard Jenkins ha finalmente avuto la possibilità di dimostrare la propria bravura in una parte da protagonista in questo bel film diretto e sceneggiato da Thomas McCarthy. Il quale, alla sua opera seconda (la prima era l’interessante “The Station Agent”), ha cucito addosso all’attore americano un ruolo complesso e ricco di sfumature: quello di un uomo triste e riservato, Walter Vale, che dopo la morte dell’amata moglie si è autocondannato a condurre una vita grigia, nella quale pare non ci sia niente che possa scuoterlo dal torpore che lo affligge.

Dal momento che il suo unico figlio vive a Londra, Walter passa le giornate nella sua lussuosa casa nel Connecticut immerso nella solitudine più completa. La sua tediosa esistenza si dipana tra il lavoro di insegnante universitario di Economia e le lezioni di pianoforte impartitegli da un’anziana maestra di musica. La sua vita sociale, quindi, è praticamente inesistente.

A sconvolgere il suo monotono tran tran quotidiano ci pensano due giovani immigrati clandestini, Tarek e Zainab, siriano lui, senegalese lei, che a New York si ritrovano ad occupare la seconda abitazione di Walter, giunto nella Grande Mela per tenere una conferenza. Dopo aver chiarito la situazione, Tarek e Zainab lasciano l’appartamento al legittimo proprietario, ma questi, vedendo che i due non hanno un posto dove passare la notte, decide di accoglierli sotto il suo tetto.

Con il passare dei giorni, tra i tre si instaura un rapporto di amicizia, in particolare fra Tarek e Walter, con il primo, musicista jazz, che insegna al secondo come suonare il tamburo. Per l’insegnante sembra cominciare una nuova vita: ma un giorno, mentre si trova in metropolitana con Walter, Tarek commette l’imprudenza di scavalcare un tornello.

A causa di questo episodio, il giovane viene arrestato dalla polizia e rinchiuso in un centro di detenzione per immigrati irregolari. Walter si prodiga in ogni modo per aiutare Tarek, ma il destino di quest'ultimo è ormai segnato.

“L’ospite inatteso” è un film che parla di amicizia e tolleranza con garbo e sensibilità: il regista ci mostra come gli Stati Uniti siano diventati, dopo l’undici settembre, un Paese che vive in un continuo stato di allerta, grazie al governo di George W. Bush, che dopo l’attacco alle Torri Gemelle si è impegnato ad alimentare un clima di costante odio e terrore verso lo straniero, al punto che ogni cittadino immigrato viene visto come un potenziale terrorista.

La vicenda di Tarek diventa così lo specchio fedele della condizione nella quale versa attualmente l’America: benché completamente innocente, Tarek viene trattato alla stregua di un criminale.

La sua colpa? Quella di non avere il permesso di soggiorno. Tanto basta per essere considerato al pari di un criminale. Nel raccontare tutto questo, Thomas McCarthy non strafà, non cerca mai la “bella inquadratura”, anzi, intelligentemente, gira con uno stile sobrio e controllato, affidandosi quasi completamente ad una sceneggiatura articolata che delinea con precisione i caratteri dei personaggi.

A cominciare da quello di Walter, uomo solitario e in crisi esistenziale che fa finta di tenersi occupato, ma che in realtà non fa niente (lo ammette lui stesso in una scena), per continuare con la coppia di immigrati, Tarek e Zainab, musicista il primo, disegnatrice di gioielli la seconda, che con la loro giovialità portano un raggio di luce nella vita del professore, il quale, per merito dei due giovani, sembra diventare una persona migliore, più aperta e disponibile verso gli altri, per finire con Mouna, la madre di Tarek, donna segnata dal peso di una vita di sacrifici ma comunque ancora in grado di lottare per il bene del proprio figlio.

Lodevole il cast, guidato da uno straordinario Richard Jenkins capace di trasmettere le emozioni provate dal suo personaggio anche solo con lo sguardo, come quando silenziosamente guarda allontanarsi la donna di cui è innamorato, Mouna (apprezzabile la delicatezza con cui il regista tratteggia la loro storia d’amore), a sua volta ottimamente interpretata da Hiam Abbass, eccellente protagonista de “Il giardino di limoni” di Eran Riklis.

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Ultimi commenti

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  2. 21thcentury schizoid man
    di 21thcentury schizoid man

    Ti ringrazio, Andreona: anch'io penso che "L'ospite inatteso" sia un bellissimo film, perché riesce a parlare con delicatezza di temi importanti quali l'amicizia e la tolleranza; senza contare, poi, che è magnificamente interpretato da Richard Jenkins (a proposito: mi sono accorto solo oggi che nella mia opinione più di una volta ho confuso il nome del personaggio protagonista con quello dell'attore che lo interpreta!!!!! chiedo scusa per l'errore), un bravissimo attore che troppo spesso ha dovuto accontentarsi di recitare in ruoli di secondo piano. Oltre a lui, è molto brava anche Hiam Abbass, nella parte di Mouna, la madre di Tarek. Un saluto

  3. lorenzodg
    di lorenzodg

    Prima parte del film bellissima. Poi (secondo il mio parere) nella parte finale scade un po' con ...leggera...ma appesantita retorica (e l'ultissima parte conferma questo). Comunque resta un disceto film. Grazie.

  4. 21thcentury schizoid man
    di 21thcentury schizoid man

    Forse il film dà il meglio nella prima parte, ma io ho trovato bella anche la seconda. Ciao.

  5. ezio
    di ezio

    bellissimo.

  6. Maciknight
    di Maciknight

    Bella, esaustiva e fedele recensione, complimenti. Personalmente ho particolarmente apprezzato il personaggio di Mouna, la madre di Tarek, scelta veramente in maniera eccellente (ma direi che tutto il casting è stato minuziosamente curato). Bellezza esotica dai tratti nobili e fieri, atteggiamento sofferto ma dignitoso, rispettosa e triste ma ancora in grado di gioire, portamento e modi principeschi, proprio un personaggio riuscito e dal forte impatto emozionale nello spettatore. Ciao. Claudio

    1. 21thcentury schizoid man
      di 21thcentury schizoid man

      Ti ringrazio per i complimenti, sono contento che ti sia piaciuta la mia recensione. Condivido pienamente il tuo pensiero sul personaggio di Mouna, davvero ben tratteggiato dalla sceneggiatura e splendidamente interpretato dall'ottima Hiam Abbass. Ciao. Ivan

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