Regia di Louise Osmond, Jerry Rothwell vedi scheda film
Se l’uomo è un animale sociale cosa succede quando si ritrova confinato su una barca a vela, da solo per mesi nel bel mezzo dell’oceano? E una sfida come questa, che è anche una fuga estrema, può davvero lasciare alle spalle le tensioni sociali della vita nella società civile? A tali domande risponde la vicenda fuori dall’ordinario di Donald Crowhurst, raccontata in Deep Water, documentario inglese premiato a Roma nel 2006 ma giunto solo ora nelle nostre sale. Crowhurst, velista amatoriale di umili origini, si indebitò fortemente con alcuni finanziatori e si iscrisse alla gara per la traversata in solitaria del mondo, la Sunday Times Golden Globe Race che si tenne tra 1968 e 1969. La vicenda è relativamente nota, ma si preferisce non raccontarla oltre: la visione di Deep Water è un profondo viaggio nello spirito umano, prima che sportivo, e merita il riserbo che si riserva al cinema non documentario. Pur se la fattura non è diversa da quella di una produzione televisiva (Herzog ne avrebbe tratto un capolavoro), la materia narrativa fa breccia anche nello spettatore più disinteressato. Si entra in sala per lo spettacolo dell’oceano, ma se ne esce toccati dal travaglio dell’Uomo.
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