Regia di Louise Osmond, Jerry Rothwell vedi scheda film
Tra gli appassionati della vela circola una cassetta che parla di "la longue route" di B. Moitessier (esperto navigatore) ed è un classico ed anticipa sia le condizioni climatiche sia lo stress che un regatante in solitario deve affrontare. Il film/documentario parla della storia di una circumnavigazione in solitario senza scalo del globo da parte di alcuni velisti (qualcuno esperto, altri completamente digiuni di navigazione a vela), che sull'onda emotiva suscitata da Ser Chichister, indusse un giornale inglese ad indire una gara identica ma senza scalo (Chichister ne fece uno). Sei concorrenti (alcuni abili, altri incoscenti), con barche per lo più atte a piccoli percorsi (azzeccato il sottotitolo del film) vi partecipano. Permanenza in mare più di 10 mesi. Percorso: Inghilterra, Capo di Buona Speranza, Tasmania (con i terribili Quaranta Ruggenti), Capo Horn (quasi sempre in tremenda burrasca: se ne vede la violenza in Master & Commander) e, risalendo l'Atlantico, che era stato disceso all'andata, ritorno in Inghilterra. Dei partedipanti solo Robin Knox Johnston arriva (dopo 23000 miglia marine). Moitessier a circa 2000 miglia dall'Inghilterra, trovando congeniale la navigazione in solitario, decide di ritornare indietro e proseguirà sino al Pacifico facendo 43000 miglia marine. Tre affondarono: due quasi subito ed uno vicino all'arrivo. Il sesto (Donald Crowhurst: il film parla soprattutto di lui), completamente digiuno di navigazione a vela, si trova subito in difficoltà e per evitare un fallimento, proseguì fino alle coste del Brasile ove approdò, riparò i problemi del natante e si rimise in mare. Era già fuori gara per lo scalo ed allora pensò di far finta di proseguire nel percorso (addirittura segnalò di aver compiuto in un giorno 232 miglia marine) e si trattenne dov'era aspettando gli altri concorrenti che, superato Capo Horn, avrebbero risalito l'Atlantico, in modo da far finta di aver correttamente effettuato il percorso della gara. Il periodo di attesa, l'ansia datagli dal comportamento fraudolento, il peso dell'isolamento lo porta al suicidio dopo aver raggiunto il Mar dei Sargassi ed aver abbandonato la barca. Il documentario, stringato e drammatico, efficiente nelle immagini, cronologicamente ineccepibile, parla di uomini con personalità diverse ma coraggiose, di stress da solitudine, di lotta contro le grandi insidie del mare con eccezionale capacità illustrativa. Molto utile vedere nella parte extra il curriculum dei sei concorrenti. Fil che forse dice poco a chi non s'intende di navigazione a vela, ma intenso e vitale. Voto 8
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