Regia di Evgenij Ufit vedi scheda film
Un film girato con la tecnica del cinema muto, del tutto privo di colonna sonora. Si presenta come una carrellata di modi fantasiosi e perversi di morire o suicidarsi (non tutti funzionanti), inframmezzata da scene assai bizzarre e (volutamente) incomprensibili. Lo stile è il corrispondente russo di Ciprì e Maresco, ma col gusto del degrado sostituito da una sorta di contro-estetica della morte, immersa nella natura selvaggia: il castoro che accuratamente si lava nella prima scena sembra infinitamente più civilizzato rispetto agli ominidi seminudi che si aggirano in un lugubre paesaggio campestre. Un film che potrebbe aspirare allo "splendido orrore" del necro-realismo, se non rischiasse, a tratti, di scadere nel ridicolo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta