Regia di Yoon-ki Lee vedi scheda film
Di disadorna e essenziale bellezza questo ritratto di una donna in fuga dalle turbolenze affettive della vita. Il primo lungometraggio dell'ex produttore Lee Yoon-ki è l'adattamento del romanzo di Wu Ae-ryung Yeo-ja, Jeong-hae (anche titolo originale del film che significa non fantasiosamente "La ragazza Jeong-hae"). L'esordiente Lee (classe 1965) ha come modello stilistico Hou Hsiao-hsien e, pur non ricalcandone pedissequamente gli stilemi, predilige una messa in scena sospesa, rarefatta, giocata sulla minimalità descrittiva. Ne esce un filmone, semplice semplice ma con una pudicizia e un rispetto per le fobie di questa giovane donna che è raro trovare in forma così pura. Ovviamente la risorsa espressiva sfruttata intensivamente da Lee è la macchina a mano, ma la cosa miracolosa è che questa cinepresa tanto aderente a Jeong-hae (Kim Ji-soo, anche per lei si tratta del debutto) non la incalza, non la tartassa. Non si tratta neanche del classico pedinamento, ma di un avvicinamento progressivo e premuroso alla sua intimità. Non aggiungo altro se non che a mio avviso si tratta di uno degli esordi registici più importanti degli ultimi anni (per la Corea ma non solo).
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