Regia di Eran Riklis vedi scheda film
La questione mediorientale vista dal basso. Una disputa tra vicini israeliani e palestinesi può diventare un affare di stato. Da un lato la sicurezza di un ministro israeliano, dall’altra la sussistenza di una donna araba e vedova, assicurata da un giardino di limoni che deve essere abbattuto. La forza militare e il migliore servizio segreto del mondo, che ha sempre avuto l’ossessione del terrorismo e della sicurezza anche prima dell’undici settembre, contro una povera donna sola che ha la cura del suo giardino come unica ragione di vita. Il film è come questa disputa legale finisce per diventare simbolica di una contrapposizione storica decennale, tra l’arroganza occidentale degli uni e la dignità popolare degli altri. Il rapporto tra la donna e la sua vicina di casa, moglie del ministro, non si può sviluppare su un piano di normalità. Accomunate da vite familiari complicate che ne fanno due donne malinconiche e infelici costrette in un mondo violento e maschilista. Il film in estrema sintesi è la rappresentazione di una dicotomia israeliani-cattivi palestinesi-buoni che ormai, vera o falsa che sia, è entrata nella nostra percezione come uno schema mentale automatico. Chi si oppone a questo schema è destinato bene o male a soccombere perché la lotta è prima di tutto con i tuoi stessi compatrioti e non può avere successo. Le incrostazioni mentali sono ormai profonde e difficilissime da eliminare. Il problema del film è che non riesce a coinvolgere pur essendo una sintesi perfetta nel descrivere le forze in campo, non discostandosi dallo schema abituale risultando alla fine troppo fredda su una delle questioni cruciali del nostro tempo.
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