Regia di Eran Riklis vedi scheda film
Eran Riklis affronta i temi del conflitto medio-orientale circoscrivendo l’area in un campo di limoni coltivato con dedizione da Salma, una vedova palestinese di circa 50 anni. I figli sono lontani e per Salma quei limoni, piantati dal padre, rappresentano una continuità con la tradizione. Quando nella villa di fronte al frutteto si insedia il ministro della difesa israeliano la vita di Salma cambia radicalmente: per motivi di sicurezza il giardino viene recintato e un’ordinanza militare vieta alla donna di accedervi. I limoni iniziano a morire e Salma ricomincia a vivere. Perché Salma è una donna mite ma è anche una donna determinata a far valere i propri diritti a costo di trascinare in causa il ministro fino alla corte suprema. Al di là del recinto un’altra donna la osserva: è Mira, la moglie del ministro che vive, straniata, come prigioniera nella casa-bunker. Giorno dopo giorno Mira si scopre sempre più distante dal marito e sempre più vicina alle ragioni di Salma. Tra le due donne si instaura così un rapporto fatto di silenzi e di rispetto che porterà Mira ad assistere all’udienza finale, appoggiando moralmente la vicina palestinese. E’ un film al femminile, molto intelligente, giocato sul garbo e sulla grazia che riesce comunque nell’intento di evidenziare con fermezza l’assurdità e i contrasti del conflitto israeliano-palestinese. La vicenda si conclude come è realistico aspettarsi poiché, come recita l’avvocato di Salma di fronte ai cronisti, “questo non è un film americano”. Ed è una fortuna.
Una speciale menzione per un'attrice intensa e affascinante, capace di recitare con lo sguardo e di restituire forza, vigore e verità ai propri personaggi
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