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The Spirit

Regia di Frank Miller vedi scheda film

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La recensione su The Spirit

di FilmTv Rivista
2 stelle

C’era un tempo in cui Frank Miller era un autore di fumetti creativo e flessibile, capace di spaziare da opere d’influenza franco-giapponese come Ronin a storie di tormentati supereroi, fino a incursioni nella fantascienza distopica. Dacché è diventato l’autore di Sin City il suo immaginario si è come incancrenito in un hardboiled dai toni che si fanno progressivamente più pulp e autocompiaciuti. Non si è rivelata rigenerante per lui la parentesi del contestato 300 (e la satira del nazismo in The Spirit sembra una puerile risposta alle accuse ideologiche ricevute da Miller), né ha rinvigorito il suo immaginario il passaggio al grande schermo. Anzi, Miller in The Spirit riprende poco più di una manciata di nomi dall’omonima striscia di Eisner, e prosegue invece a giocare con la propria Sin City, in una versione un po’ più cartoonesca con passaggi in CGI degni di Speed Racer, ma congelata da giochi cromatici già visti che stancano dopo due minuti. Dunque variazioni sul tema non richieste che né le grazie delle molte belle attrici, né un paio di battute azzeccate (come «Sta zitto e sanguina»), possono salvare. Non si tratta solo di una questione di lesa maestà verso Eisner (comunque grave, giacché la striscia non è poi così nota a chi non ama la Nona arte): è l’intero intreccio messo in piedi da Miller ad affastellare situazioni e personaggi come in un catalogo senza capo né coda, e lo stesso vale per le battutine citazioniste (Dropsie Avenue, Thor, Superman, Star Trek). Danny Colt, morto in una sparatoria, resuscita e diventa il mascherato giustiziere Spirit, guardiano di Central City e nemico di Octopus, criminale altrettanto immortale che custodisce il segreto dell’origine di entrambi. Nell’intrigo entrano: il sangue di Ercole, il Vello d’oro e un turbinio di donne mozzafiato, alcune più improbabili delle Vipere di Tarantino. Persino la storia di Sand Saref, primo e perduto amore di Danny Colt, che qui si fotocopia il culo e lo lascia come firma, è resa con manicheista banalità. Tra personaggi che resuscitano continuamente, l’unica cosa che rimane morta in The Spirit è il cinema.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 52 del 2008

Autore: Andrea Fornasiero

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