Regia di Frank Miller vedi scheda film
A Central City regna la criminalità. Le forze dell’ordine faticano a starci dietro, ma per fortuna c’è un eroe mascherato che nella notte sventa rapine, stupri ed omicidi e consegna i responsabili alla polizia. No, non è la trama di Batman… Lui si chiama Spirit, perchè si autodefinisce lo spirito della città, e reso quasi invincibile da una sostanza iniettatagli da quello che sarebbe diventato il suo acerrimo nemico, Octopus (Samuel L. Jackson), vaga in solitudine per compiere la sua missione: riportare l’ordine tra le strade. La storia prende il via quando Octopus si mette sulle tracce di un vaso contenente il sangue di Eracle (o di Ercole?), che lo renderebbe immortale. Entra così in affari con Send Saref (Eva Mendes), vecchia amica d’infanzia di Spirit nonché fascinosa criminale il cui unico interesse sono la ricchezza e i gioielli. Se i piani di Octopus e della sua aiutante Silken Floss (Scarlett Johansoon) andassero a buon fine, l’intero mondo sarebbe in pericolo…
Frank Miller sarà pure un grande fumettista ma col cinema non ci sa proprio fare. Convinto di poter tenere in piedi una baracca del genere da solo (Sin City era co-diretto assieme allo specialista Robert Rodriguez), ha fatto clamorosamente tonfo con un film inutile, noioso, verboso e interminabile (seppur duri solo 90 minuti, il che è magia…) La storia è totalmente priva di interesse e i personaggi risultano monocorde e prevedibili. Ma, direte voi, almeno a livello stilistico sarà affascinante? Macchè, Miller non ha un’idea che sia una, limitandosi a cucire insieme pezzi di storia tra loro sperando in un risultato decente e sprecando un cast lasciato alla deriva. A proposito, per chi se lo stesse chiedendo, The Spirit è interpretato dallo sconosciuto Gabriel Macht, (in seconda fila danni, sui set di The Good Shepherd, La regola del sospetto ecc.) scelto proprio perchè il regista non desiderava qualcuno di noto per il ruolo.
Un clamoroso buco nell’acqua, dal quale salvo solo l’istrionismo di Samuel L. Jackson, ormai costretto a ruoli sempre uguali.
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