Regia di Angelo Antonucci vedi scheda film
«Certo che i bulli sono un grosso problema nella scuola di oggi» - si dice sul finale di Nient’altro che noi!, un film che se ha il merito di affrontare l’argomento non ha certo quello di proporlo in modo riuscito e originale. Siamo a Roma, il nuovo arrivato deve scontrarsi con le angherie di un compagno di classe, l’istruzione non è più quella di una volta, Internet è una cattiva maestra e la colpa è tutta dei genitori. Mancava solo una battuta sulle mezze stagioni perché il regista Angelo Antonucci chiudesse il cerchio di questa parabola che lascia molto a desiderare. Si rimpiange Notte prima degli esami tra un product placement e l’altro, a partire da una sfilza di magliette tutte uguali. L’epidemia di buonismo che non risparmia nessuno, tra docenti e ragazzi, rende simpatico anche l’unico bullo presente, più autentico di chiunque altro sulla scena. Stereotipato, saccente, sentenzioso. Sfilacciato, scomposto. Il film parla nient’altro che di una cosa, e lo fa male. Certo, l’idea di proiettarlo a un pubblico di studenti gli attribuisce il merito di poter aprire spiragli di dibattito. Ma la domanda resta. Era davvero necessario un film del genere per discutere in classe la questione?
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