Regia di Takahiro Imamura vedi scheda film
L’avvento in Tv di Ken della scuola di Hokuto fu per una intera generazione di appassionati di anime una rivelazione. Finalmente si giocava a carte scoperte. Il mondo “robotico” dei cartoni animati giapponesi aveva finito per esorcizzare la più profonda paura del popolo che conobbe l’ecatombe nucleare. Era il momento di ripartire da lì, dall’apocalisse. E guarda caso il “salvatore” è custode di un’arte marziale, il codice della scuola di Hokuto. Inventato, certo, ma che racchiude intuizioni e tecniche delle discipline di Okinawa. Ken combatte e spera. Vorrebbe amare (i bambini, il fratello Toki, persino Reina, all’inizio sua nemica, poi ribelle al Male come Flora in Jeeg) ma non può perché la minaccia della guerra e della dittatura del bieco Sauzer lo costringono alla brutalità. Non sfugga, però, la rilevanza culturale del personaggio, forse il primo e unico anime mishimiano, che attraverso la divulgazione dell’arte marziale trova una radice dalla quale far rinascere una civiltà. Ideato da Buronson e Tetsuo Hara, Ken il guerriero è un film propedeutico alla bellezza e complessità dell’eroe. Un’ottima sintesi per chi non conosce la serie, e se ne sente attratto.
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