Regia di Takahiro Imamura vedi scheda film
È stata una delle serie cult giapponesi degli anni ’80, tanto criticata quando osannata, tanto detestata quanto amata, ergendosi come uno degli anime più splendenti di sempre. Oggi, “Ken il Guerriero” invade il grande schermo con una specie di sunto della serie TV in forma cinematografica, in cui gli eventi vengono narrati in un unico racconto. A molti appassionati della saga la decisione ha fatto storcere il naso; è comprensibile: quando si parla di progetti del genere si ha sempre paura dei famigerati tagli assassini di interi frammenti di storia. In effetti io anche ho avuto qualche problema ha metabolizzare alcuni personaggi, ma se si fosse dovuto approfondire tutti i protagonisti, troppe ore di pellicola se ne sarebbero andate! ma pur essendo un neofito della serie (una serie che “inseguo” da circa diciassette anni e che ho sempre mancato!) “Ken” mi ha catturato anche solo attraverso questo “riassunto cinematografico”, perché gli autori hanno avuto la grande intelligenza di non creare uno squallido prodotto paratelevisivo di circostanza bensì un vero e proprio film epico zeppo di patos e tensione emotiva. “La leggenda di Hokuto” non ha nulla da invidiare a film storici del genere fantasy come “Conan”, “Terminator” o “Il Signore degli Anelli”: come essi, e forse ancor meglio, descrive eroi non più fumettistici, ma a tutto tondo, che si confrontano con gli altri personaggi, che gioiscono, si struggono e combattono con esso. Sfido io a non commuoversi durante la battaglia finale sulla piramide, o a non partecipare emotivamente durante le cariche dei guerrieri durante la battaglia, così come non si possono non ammirare gli eroi che si avvicendano nel film; primo per tutti Ken, che risulta il personaggio più bello: non fa praticamente niente per tre quarti del film, ma all’ultimo si scatena e lo spettatore capisce cosa vuol dire che lui sia l’eletto. Il motore del film è un misto di speranza e orrore, a cui al culmine c’è e ci può essere solo un ultimo atto di redenzione e liberazione che decida la sorte di un intero mondo. Un concetto molto importante in quella straordinaria cultura popolare progressista giapponese nata seguendo la tradizione e poi affacciatasi all’Occidente, traendo linfa anche da film come “Star Wars”, “Terminator” e i romanzi fantasy. Aggiungiamo infine che la grafica è allo stato dell’arte: veri e propri gioielli animati si danno il cambio, di scena in scena, creando un mosaico colorato che atterrisce e suggestiona; ottima la colonna sonora. Capolavoro? Secondo me, nel suo piccolo, ci siamo molto vicini.
A tratti esaltante; ottimo lavoro.
Veramente un ottimo lavoro; non era facile.
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