Regia di Zack Snyder vedi scheda film
E’ la metà degli anni ’80 quando Alan Moore scrive “Watchmen”, considerato al pari de “Il ritorno del cavaliere oscuro” di Miller, la pietra angolare del fumetto moderno. Moore ambienta la sua storia nel 1985 in un mondo in cui gli Stati Uniti hanno vinto la guerra del Vietnam e Nixon, uscito indenne dal Watergate, è al suo 5° mandato. La tensione con la Russia è altissima e ci sono i presupposti per una imminente catastrofe nucleare. Nella New York cupa di Moore i supereroi sono uomini privi di superpoteri (ad eccezione del Dr. Manhattan) che un decreto governativo ha imposto di appendere la maschera al chiodo. Il Dr. Manhattan lavora per il governo, il Comico per i servizi segreti, Daniel Dreyberg (Nite Owl II) e Adrian Veidt (Ozymandias) hanno reso pubblica la propria identità, Laurie Jupiter ha smesso i panni di supereoina e vive col Dr. Manhattan, soltanto Rorschach ha continuato nella sua crociata contro il crimine, diventando di fatto un ricercato. Quelli di Moore sono supereroi vecchi e neppure troppo buoni. Il Comico è violento, cinico e corrotto ma è quello che più dei suoi compari ha capito i meccanismi del mondo; il Dr. Manhattan (i cui poteri derivano da un incidente in un reattore) è un uomo coi poteri di un Dio che si è sempre più allontanato dalla propria umanità; Dreyberg è un uomo vuoto, ingrassato, in preda alla paura che rimpiange il passato; Adrian Veidt, l’uomo più intelligente del pianeta, ha sfruttato la propria fama ed è a capo di un impero industriale; Laurie vede spegnersi il proprio amore per il Dr. Manhattan a causa della progressiva lontananza di questi dai problemi umani; Rorschach è un disadattato sociopatico che però mantiene una propria integrità morale. La vicenda ha inizio con l’omicidio del Comico e con l’indagine di Rorschach che porterà gli altri vecchi eroi a guardarsi negli occhi, costringendoli a scendere nuovamente in campo per fronteggiare un complotto di dimensioni planetarie. “Watchmen” è un fumetto complesso, calato in un mondo oscuro e malato, che ha la sua forza nella trama a più livelli e nella caratterizzazione dei personaggi. Quando lo lessi rimasi affascinato e pensai che fosse impossibile, vista la vastità del materiale, una corretta trasposizione cinematografica. Mi sbagliavo. Oggi il film di Snyder recupera le atmosfere della graphic novel e mantiene una fedeltà narrativa coerente, nei limiti della trasposizione di due media differenti per quanto vicini. Molto belli e suggestivi i titoli di testa che passano in rassegna 40 anni di storia filtrati delle interferenze degli eroi in calzamaglia che si sono avvicendati negli anni, il tutto sulle note di “The times they are a changin” di B.Dylan. Ed è proprio l’accostamento immagini/musica una cose più riuscite ed emozionanti del film, così assistiamo al funerale del Comico sulle note di “Sound of silence” ed il Requiem di Mozart accompagna un finale amaro e dolente. Nel film si perde un po’ la stanchezza e la bolsaggine degli eroi e Snyder indugia un po’ troppo in particolari truculenti che nulla aggiungono alla storia, ma nel complesso si tratta di un’operazione più che riuscita, anche perché il punto di partenza era molto alto. Su tutte emergono due figure, il Comico che nella propria amoralità e cinismo dà lezioni di vita a personaggi politicamente corretti, e Rorschach , prodotto di un’infanzia infelice, mentalmente disturbato, ma coerente con sé stesso fino in fondo, uomo capace di affrontare il proprio destino e il super-uomo in nome dei propri principi fatti di “Nessun compromesso, neppure di fronte all’Apocalisse!”.
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