Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Sarà bene chiarirlo fin da subito: questa si annuncia come la peggiore delle mie recensioni. Mai come stavolta mi sono sentito inadeguato rispetto all'opera che vado a commentare. Stiamo parlando di un film basato sui personaggi di una popolarissima graphic-novel creata nel 1986, che vede protagonista un supergruppo di giustizieri mascherati, ciascuno con una propria bizzarra caratterizzazione, una squadra davvero assortita che rappresenta il meglio e il peggio dell'umanità, esseri in bilico tra le pieghe più misere dell'animo umano e il senso di onnipotenza di chi è portato a compiere imprese ai limiti del soprannaturale, a cavallo fra attitudini superomistiche violente e la condanna ad una solitudine lacerante. Dove sta il problema? Semplice. Non ho mai letto neppure una pagina di questa graphic-novel, ne ho sentito ovviamente parlare in più occasioni, ma la mia pigrizia mi ha finora impedito di verificarne di persona il contenuto. Questo film mi ha procurato il singolare effetto di chi scopre qualcosa di "biblico": nel senso di vasto, grandioso, forse troppo più grande di me. E non mi riferisco solo all'inconsueta durata di due ore e tre quarti, ma soprattutto alla complessità dell'opera, una vicenda talmente articolata che risulta quasi impossibile da raccontare con parole appropriate e concetti esaustivi. Infatti il film è talmente imponente da avermi quasi "intimorito". Pellicola dotata di un fascino letterario che mi ha annichilito: per dare un'idea, le sole immagini dei titoli di testa, montate con un talento impressionante e sottolineate dalla ruvida voce di Bob Dylan, valgono da sole il prezzo del biglietto. Un cinema mestoso che ti sovrasta, e ti piega con la sua bellezza imponente, con dentro tanto di quel materiale narrativo che si sarebbe potuto trarne altri 3 film...Ci sono sequenze che ti lasciano senza fiato, improvvise impennate ed accelerazioni che ti fanno sentire un tuffo al cuore. Magari accompagnate da un brano di Jimi Hendrix, di Leonard Cohen, di Bob Dylan, di Simon & Garfunkel, di Janis Joplin, e ancora classici di Nat King Cole, Billie Holiday, Nina Simone, ma anche la "coppoliana" Cavalcata Delle Valchirie, oppure curiosità come l'unico pezzo famoso della ex pop-star tedesca Nena (ora finita chissà dove)...Insomma il meglio della musica pop-rock di ogni tempo, accostata ad immagini così suggestive da confondere lo spettatore e sorprenderlo. Lo stile con cui questi personaggi vengono raccontati, nelle loro pietose solitudini e nelle loro vulnerabilità, è decisamente affascinante, tanto che io, pur profano della graphic novel originaria, ho recepito una percezione
piuttosto chiara e radicale della visione del film, che ora cercherò di spiegare. Intanto che quest'opera è assolutamente differente, quasi agli antipodi, rispetto ad ogni altro film tratto da vicende di super-eroi. Personalmente sono piuttosto infastidito dal vuoto fracassone e dalle diavolerie tecnologiche che caratterizzano certi film-giocattoloni elettronici americani, spesso accompagnati a planetarie operazioni commerciali. Ma qui stiamo parlando d'altro. Qui, fermo restando l'uso (comunque intelligente) di numerosi effetti speciali digitali, stiamo navigando in territori di valore letterario elevatissimo, Poesia alta, rimandi filosofici carichi di significati suggestivi e complessi. Insomma un mega-blockbuster che, una volta tanto, si coniuga con qualcosa di intellettualmente elevato e di solido spessore, qualcosa che ha finito col travolgermi. Ed è singolare, se penso che avevo sviluppato una specie di antipatia per il filone supereroistico (da "Hulk" al pur valido "IronMan"), che francamente mi aveva stufato. La mia scoperta di questi personaggi si è rivelata all'insegna di un ingenuo ed incontrollabile entusiasmo, che posso spiegare solo col mix di sapiente "operazione nostalgia" (Nixon, la guerra fredda, i notiziari dell'epoca ricostruiti...), di commento sonoro perfetto (da Dylan a Philip Glass), di dolente malinconìa che avvolge il passato e il presente di questi personaggi inseguiti dalla solitudine e dal desiderio di un impossibile riscatto, personaggi dotati di una complessità interiore che li rende superiori a qualsiasi altro protagonista di storie illustrate (da Superman a Batman). Ne costituiscono prova i dialoghi, alcuni forse prolissi, spesso impregnati di implicazioni filosofiche, insomma tutt'altra cosa da ammiccanti battute o gag ruffianotte, che contribuiscono a rendere la visione impegnativa e -a tratti- anche faticosa. Vorrei un attimo riprendere brevemente quanto sopra accennato quando parlavo di "operazione nostalgia": ecco, forse questo recupero di un sano sapore "vintage" è la sola via d'uscita per un filone, quello dei super eroi, che rischia di appiattirsi sull'uso scriteriato di una tecnologia che, nella sua marcia inarrestabile verso nuovi effetti e saccheggi di fantasie virtuali, prima o poi darà segni di stanchezza. Raccontare la storia narrata nel film è, per quanto mi riguarda, impresa improponibile, talmente vasta è la materia con le sue ramificazioni e sviluppi. Mi limiterò a segnalare l'inizio, con uno dei componenti del gruppo, denominato "il Comico", che viene stanato e selvaggiamente picchiato (sulle note languide di "Unforgettable"!!!) mentre era asserragliato nel proprio appartamento. E' un incipit talmente formidabile da inchiodare lo spettatore: figuriamoci allora che succede per le restanti due ore e tre quarti, durante le quali ciò che scorre sullo schermo è di tutto e di più: da veicoli aerospaziali ad immagini del conflitto vietnamita, da esperimenti nucleari a violente risse fra detenuti di un carcere di massima sicurezza, dai grattacieli di New York ai ghiacci dell'Antartide.
Insomma quasi tre ore di un lungo sogno ad occhi aperti, dal quale esci sfinito ma appagato. Con tanti complimenti al regista Zack Snyder, per essersi cimentato in un'impresa impossibile, per aver accettato una sfida. Con quali risultati, ognuno lo potrà giudicare da sè.
Voto: 10
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