Regia di Mathieu Kassovitz vedi scheda film
In “Babylon A. D.”, Vin Diesel è Toorop, un mercenario incaricato di portare una misteriosa ragazza dalla Mongolia a Manhattan. Ad accompagnare Aurora (Melanie Thierry) c’è anche una sacerdotessa (Michelle Yeoh): il gruppo, attraversando Pakistan, Russia, Alaska e Canada, raggiunge la destinazione; in tutto ciò Toorop non sa niente: semplicemente lavora per onorare l’impegno con il mandante dell’operazione, il losco Gorsky (Gerard Depardieu). Ma arrivati negli Stati Uniti le cose si complicano, e Toorop è costretto ad informarsi per portare a termine la missione.
Il paesaggio è apocalittico, le scene d’azione si avvalgono di una telecamera troppo tarantolata (nello stile di Kassovitz, regista e co-sceneggiatore), la tensione delle vicende, unitamente all’aura fantascientifica, realizzano un mix coinvolgente: Babylon A. D. (che, scopriremo, non vuol dire Dopo Cristo in inglese, bensì altro), è in fondo una grande metafora che, a ben guardare, pone azione ed effetti speciali in secondo piano. Il finale, suggestivo, è per pochi: raramente al culmine di tanto spargimento di sudore e sangue arriva un epilogo così inusuale: per molti un happy end semplicistico ed utopico, per pochi altri un messaggio salvifico di speranza.
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