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Yes Man

Regia di Peyton Reed vedi scheda film

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La recensione su Yes Man

di LorCio
6 stelle

Serata al Megalò con Marco e Matteo. Ci mettiamo in strada alle sette e mezzo senza una vera idea di cosa vedere al cinematografo. Propongo timoroso… Muccino? Ma sì, dice Matteo. Marco rimane perplesso. Guardo un po’ Matteo e gli dico: no, cugì (è mio cugino), Muccino no, stai già su di giri e “Sette anime” potrebbe essere fatale. Marco vorrebbe vedere “Imago mortis”, ma gli faccio capire che non è aria. “Madagasar” l’ho visto, “Natale a Rio”, purtroppo, pure… “Australia”? Non ora, vi prego, supplica qualcuno. Alla fine troviamo un punto di incontro: “Yes Man”. Abbiamo bisogno di leggerezza. Appuriamo che grazie all’acquisto del biglietto abbiamo diritto, tra lunedì e venerdì ad una visione già pagata di un film a nostra scelta. Senza esitazione, io e Marco strepitiamo: APPALOOSA! Abbiamo tempo fino a venerdì per vedere “Appaloosa” già pagato. E se non arriva al Megalò? Muccino. Vabeh. Dopo un hot dog al pub e qualche chiacchiera maschia, eccoci in sala. Scorre il trailer di “Benjamin Button” e decidiamo che sarà il prossimo film che vedremo. “Yes Man”: c’è un tizio tutto cupo che dice sempre di no, scaricato dalla moglie, non tanto sopportato dagli amici. Incontra uno stolto che dice sì pure alla richiesta di scassare il vetro della banca e si affilia, dapprincipio scettico, alla loggia dell’estremismo positivista. La cosa curiosa è che Terrence Stamp (il guru) assomiglia maledettamente ad un professore di filosofia della mia scuola: un personaggio insinuante, inquietante, infido – ho perfino l’impressione che mi pedini. Marco comincia a ridere per l’accostamento, e se comincia a ridere lui è uno sfracello. Il film scorre bene, con brio e divertimento: si ride con gusto, e mi pare una conquista in questi tempi cupi. Riesce in quella rara operazione di farti dimenticare quei problemi che ti tormentano. Non t’aiuta a vivere la tua esistenza con più leggerezza, anche perché sarebbe assolutamente da folli rispondere di “sì” a tutto, e forse non pretende neppure di essere un trattato antropologico sull’ossessione dell’essere umano alla negatività trasfigurata attraverso la negazione ad una proposta finanche banale. Con la flemma che ci ritrovavamo (mettici un po’ di stanchezza post settimana scolastica, una lunga serata di venerdì, qualche scoraggiamento…), “Sette anime” sarebbe risultato un colpo allo stomaco di ricattatoria potenza. Intanto il film va avanti tra trovate di burlesco spasso e idee simpatiche. Compaiono pure Leonida di “300” e una gamba pronta alla segatura tratta da “Saw”, ma la perla è il rapporto che si crea tra Jim Carrey e l’amico idiota, Norman: il party in costume di Harry Potter è fenomenale. Lo voglio fare pure io!, esclamo, a casa di Marco! Io mi vesto da Piton! E poi recitare a memoria il primo film di Potter è roba da “Nuovo cinema Paradiso”, in cui il maniscalco ripeteva a memoria “Catene” di Matarazzo. Se siete in un periodo un po’ giù di corda, “Yes Man” è il film che fa per voi. Ma guai a voi se la prendete alla lettera: il “sì” può creare dipendenza, attenti. E infatti la deriva che avverto in questo film è un certo estremismo cieco nel rispondere affermativamente a tutto. E alla fine della fiera può anche risultare, paradossalmente, un film pessimista sulle ossessioni dell’uomo che ricerca l’accettazione da parte della società. Perde un po’ quota nella seconda parte dove questa mia elucubrazione sabatoseresca trova risoluzione, ma il ritorno di scena del professor Stamp (quella vena al sinistra degli occhi è la testimonianza della sua simbiosi col professore di cui prima, e l’aspetto mi inquieta non poco) dà una decisa scossa al film. Voglio fare anch’io quella discesa coi pattini. La discesa della paura che dal mio liceo porta alla nazionale Adriatica, roba da precipizio da K2. Il film finisce presto e alle dieci e un quarto decidiamo di vederci un altro film, stavolta a casa di Marco. La scelta del film (noleggio a Cinecittà) è tragicomica: dieci minuti. Conclusione: niente impegno, optiamo per una cavolata consci della cavolata. Che più cavolata non si può: “American Pie presenta Beta House” (scrivo qui il mio parere perché non ho trovato la scheda del film). Io propongo “Non scaricarmi”, ma niente da fare. Casa di Marco è un villone arroccato su una collina, simile a quelle case che si vedono ad “Incantesimo”. Ecco dove possiamo fare il party di Harry Potter! Ci spaparanziamo sul comodo divano del salotto, di fronte al plasma. Scopro che in sala il caro Marco ha una collezione di vhs meravigliosa: “Il disprezzo”, “Conoscenza carnale”, il teatro di Eduardo… Per quale diamine di motivo abbiamo affittato “Beta House”? Vabeh, consapevoli della scemenza del filmetto, ci facciamo ben poche domande e commentiamo elegantemente alcune scene (più che altro a sfondo sessuale). Non ci voleva sto film proprio ora, io e Matteo con le nostre pene d’amor perduto e Marco reiettato. Ma, tant’è, ci gustiamo quattro seni al vento e la disgustosa trafila del protagonista che non riesce a trattenere le proprie eiaculazioni in presenza della morosa. Ci sta pure il papà degli altri “American Pie”: è la continuità della specie, penso. Il film non fa neanche ridere, ma per una seconda serata del sabato sera, ci sta. Lo si dimentica in fretta e furia. All’una salutiamo Marco e torniamo a casa. E, giusto per indicare il grado di interesse che ci ha provocato “Beta House”, io e Matteo parliamo d’altro. Che sofferenza, quest’altro. Ma questa è un’altra storia.

Sulla colonna sonora

Gradevole.

Cosa cambierei

Voto: 7.

Su Terence Stamp

E' Pinuccio (il professore di filosofia di cui parlavo - lo chiamo per nome). E' lui e non può essere altri. Inquietante la somiglianza. Non sono giudice obiettivo.

Su Jim Carrey

Molto bravo, specie nel mettersi lo schoch attorno al capo. Divertente, non so se divertito.

Su Zooey Deschanel

Molto carina.

Su Peyton Reed

Al momento giusto. Niente di che, sia chiaro, ma adeguata.

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