Regia di Ron Howard vedi scheda film
È una bella - oltre che gradita sorpresa - ritrovare Ron Howard in un contesto minimale e intimo, nel quale la prestanza è costantemente garantita da dialoghi ficcanti e caratteri definiti dettagliatamente, senza rifugiarsi in una messa in scena pomposa.
In questo caso, lo spettacolo è sostenuto sulle spalle di un entusiasmante doppio binomio personaggio/interprete, saldati con puntuale efficacia.
C’è un personaggio ingombrante qual è stato Richard Nixon, che viene scandagliato senza timori. Un uomo sicuro di se stesso, pronto a combattere a spada tratta anche di fronte ad un’impietosa evidenza dei fatti, avido fino in fondo, attento a tutti i dettagli pur di spillare qualche dollaro in più, neanche fosse povero (in tal senso, è rappresentativa la battuta che rivolge a Frost durante il primo incontro, riferita alla sua accompagnatrice: “Ti conviene sposarla, abita a Montecarlo, lì il regime fiscale è molto leggero”) e con la battuta sempre in canna.
Dall’altra parte della barricata, abbiamo un personaggio altrettanto ambizioso e impavido anche quando fronteggia una situazione pericolosa per la sua già brillante e avviata carriera.
Il fulcro del film è l’intervista scontro tra i due, nella quale non mancheranno i colpi di scena, un po’ studiati (entrambi hanno i loro team di supporto e anche qui gli attori sono efficaci, su tutti Kevin Bacon, tirapiedi fedele fino all’ultimo a Nixon), un po’ frutto dell’improvvisazione.
Scritto con abilità sia nelle direttive guida, sia negli elementi di contorno, diretto con mano sicura, questa pellicola è avvalorata ancora di più da un’idea di televisione politica dove il conduttore non è un semplice zerbino accomodato all’ingresso (vi ricorda forse qualcuno?), pronto - e anzi ben disposto - a far fare bella figura all’ospite di turno, bensì colui che deve indagare, stuzzicare e infine attaccare.
Dunque, il duello è una vera e propria guerra di nervi (o un vero incontro di pugilato giocato sul ring delle parole), il tentativo è quello di indurre all’errore, di portare un uomo di esperienza e macchiatosi di gravi colpe a uscire allo scoperto, dal suo seminato prediletto.
Lo spettacolo e il coinvolgimento sono così ampiamente garantiti, anche se forse l’unico “inciampo” è rappresentato dal finale che è “esattamente” quello che ti aspetti.
Il virgolettato è dovuto all’ultima inquadratura, che scombussola l’animo, dove il Presidente, che ricompare, è ormai solo una sbiadita fotocopia di quell’uomo che, quando era in carica, non si fermava di fronte a nulla.
Serrato e avvincente.
VOTO : 7+.
Regia serrata, sfrutta un buonissimo copione e coglie le emozioni e le sensazioni dei due uomini (e dei bravi attori) che mette in primo piano, senza dimenticarsi del contorno
VOTO : 6/7.
Nel ruolo del tirapiedi del Presidente, è il classico personaggio negativo in apparenza, ma in fondo la sua è solo la fedeltà da persona comune verso l'uomo per cui ha sempre dato anima e corpo.
VOTO : 6,5.
Ruolo senza grandi pulsioni, ma lui è sempre convincente nella caratterizzazione.
VOTO : 7.
A livello attoriale perde la sfida col rivale Langella.
Ma questo non vuol dire che non sia meritevole, tutt'altro.
Il suo è un personaggio ben definito, un anchorman che si pone obiettivi sempre più ambiziosi, e lui si impadronisce dello stesso con disinvolura e passione.
VOTO : 6++.
Figura di sfondo, espletata in maniera piuttosto convincente.
VOTO : 8.
Solo applausi per un'intepretazione, coraggiosa e dolorosa, dalla quale riesce a far trasparire debolezze ed incongruenze (ma anche tic e senso di solitudine ed abbandono) di un personaggio che, suo malgadro, non verrà mai dimenticato e non certo per le sue opere buone.
VOTO : 6,5.
Altro caratterista, mai abbastanza ricordato.
Naturale e bravo ad apparire.
VOTO : 6++.
Pochissime scene nella fase iniziale in cui offre la solita sicurezza.
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