Regia di Ivan Zuccon vedi scheda film
Sarah, americana in Italia, porta il marchio tatuato di un passato indelebile, cerca redenzione in un convento, trova l’agonia di un martirio: le consorelle la privano gradualmente dell’udito, della vista, del tatto e della parola, affinché a quel corpo menomato non rimanga che l’anima, per comunicare con Dio. Ma il dialogo di Sarah con l’oltre incontra prima la storia di Ninfa e di un dio assetato di sangue, esseri appartenenti a quel luogo e a un passato lontano, che ritorna feroce in cieche visioni. Talento sommerso di un genere rimosso, Ivan Zuccon è relegato al culto di ambienti che un tempo si definivano underground, conosciuto e premiato all’estero ed evitato dalla distribuzione nostrana (fa eccezione l’ottimo Colour from the Dark, nelle nostre sale con 4 anni di ritardo). Qui l’ossessione per Lovecraft, che pervade la sua filmografia, devia e si declina in un delirio proiettato sui nostri occhi da uno spazio (il convento, che fu la casa di Ninfa) e da un corpo (quello di Sarah - la scream queen Troma Tiffany Shepis, produttrice del primo film di Zuccon – che si stringe a, che abbraccia e coincide con quello di Ninfa): in un tempo mutilato delle proprie coordinate, tra cartoline rurali squartate ferinamente e un’insana exploitation conventuale, NyMpha si àncora alla carne torturata, alle eresie e ai tabù infranti, angoscia e repelle con una violenza rara nel nostro cinema.
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