Regia di David Gordon Green vedi scheda film
I mille travestimenti usati dall’attore Seth Rogen, il quale interpreta una specie di fattorino di notifiche poco gradite, sono anche le tante e variopinte sfaccettature di questa commedia. Non è facile tenere un ritmo così indiavolato e coerente per tutto il film, e “Strafumati” ci riesce alla perfezione.
I personaggi sono costruiti con variazioni ammirevoli e risultano fortunatamente refrattari al facile sghignazzamento: Seth Rogen (Dale Denton nel film) è una rivelazione in toto, la sua mimica è perfettamente funzionale alla vicenda, mentre James Franco (Saul Silver) si è prestato in modo sorprendente a ricoprire un ruolo, quello dello spacciatore ultrafornito, morbidissimo e disincantato col rischio di non venir preso sul serio dai dotti della cinematografia cosiddetta “pura”.
Debitore di certo cinema di Tarantino (violenza burlesca, taglio scostante delle inquadrature, corruzioni demenziali di poliziotti, dialoghi con ellissi improbabili, gli asiatici riproposti in modo macchiettistico fino all’eccesso, la droga scambiata come fosse zucchero filato, amici sparati a cui proprio non va di morire), il cinema di Gordon Green lascia una sua impronta indipendente.
Quello che più salta all’occhio è il contrasto tra la spensieratezza dei due amici perpetuamente intontiti dai “joints” e la situazione estremamente pericolosa nella quale si trovano invischiati, con tanto di omicidio. C’è una specie di vocina che sussurra per tutto il film la quale ci invita a prendere la vita alla leggera e a tenerci lontano dalle frenetiche corse in auto (come dimenticare la guida con tanto di piede fuori dal parabrezza?) e dal consumismo (la liberazione dei telefonini gettati nel bosco).
Fuori dagli schemi e fuori di testa, la pellicola si dipana tra personaggi sopra le righe (che comunque non infastidiscono), battute esagerate e squisite allo stesso tempo e bislacche variazioni delle solite commedie americane che siamo abituati a vedere. Traspare una nostalgia per certo cinema di genere girato negli anni ’80 quale “Una perfetta coppia di svitati” e un’esaltazione dei vinti, i cosiddetti nerd o geek, il tutto condito da uno humour assennato che si concede una godibilissima citazione dal “Gladiatore” di Scott.
Geniale il parallelo creato tra il bianco e nero del 1937 e la parte finale del film: una specie di firma che ribadisce fieramente l’autonomia dell’intera operazione. Il regista David Gordon Green ha talento e si candida a futuro autore. Intanto iscriviamoci subito alla MAPP (Migliori Amici Per la Pelle) e, tra cannoni e fumi di tutti i generi, concediamoci una liberatoria “Pineapple Express”.
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