Regia di Alison Eastwood vedi scheda film
che i figli d'arte non siano sinonimo o garanzia di qualità oramai è risaputo. che il film della eastwood sia un misero tentativo di tratteggiare un delicato ritratto di uomini, donne e bambini al bivio è altrettato e purtroppo espresso in questo lungometraggio. quello che non riesce a fare come regista, e come dispiace dirlo, non riescono a fare i due altrove acclamati protagonisti, riesce invece a farlo scegliendo il fratello kyle e michael stevens per creare una splendida colonna sonora, che accompagna nei meandri di una storia di provincia con desiderio inespresso di libertà e riscatto. i legami compromessi tra il bambino e la madre tossico-depressa che decide di togliersi l'ingombrante vita, si riflettono nella storia tra megan e mark, matrimonio non dei più felici, senza figli, e oppresso da una malattia che non lascia scampo. le rotaie che hanno ucciso la madre di david(il bambino) sono le parallele che il bambino sogna portando sempre con sè una motrice regalatale dalla genitrice. le stesse parallele che però hanno logorato i legami tra i coniugi megan e mark. continui spostamenti di città in città, per seguire la passione di mark, relegando in secondo piano i desideri di megan da quelli più fatui(come la passione per il piano)a quelli più essenziali(come la voglia di maternità). tutto molto bello ed emozionante, peccato che il tema sia coppiato e per altro male, con scene madri al proprio bravo posto. poteva, ma non è stato. peccato per la musica.
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