Regia di Alison Eastwood vedi scheda film
Ironia della sorte. Succede di imbattersi in un film già iniziato e di proseguire svogliatamente nella visione: trattasi, di primo acchito, di un onesto ma alquanto prevedibile e televisivo dramma strappalacrime con un paio di grandi attori che si fatica a capire cosa ci facciano in un prodotto apparentemente da sabato sera di raidue.
Poi, vai a scoprire che il film in questione è della figlia di un certo Clint Eastwood, e non te ne capaciti. "Rails & Ties" è un film appena dignitoso, dalla trama estremamente lineare e fastidiosamente programmatica: è irritante quanto tuttti i tasselli che compongono le vite dei personaggi siano perfettamente incastrati in modo da portare ad una svolta finale (?) telefonatissima fin dai primi 10 minuti.
I momenti lacrimevoli sono distribuiti con generosa sovrabbondanza e la marea di stereotipi difficile da mandar giù (l'assistente sociale che chiude un occhio, il bambino sfortunato e sensibile, le dozzinali metafore tra vita e binario ferroviario presenti fin dal ben poco ambiguo titolo, sono solo un assaggio). La scrittura del film è degna di Beautiful (e non in senso buono), e il motivo per cui si procede nella visione è essenzialmente per vedere confermati tutti i propri sospetti di alta banalità, conferme che puntualmente arrivano.
Da un film che è la quintessenta del melodrammatico lacrimevole e programmatico è difficile credere sia coinvolta la figlia di Eastwood, e a questa scoperta il giudizio, che sarebbe stato un 6 politico da dignitoso dramma televisivo, scende inesorabilmente, lasciando sbigottiti.
Ah, doppiaggio di infimo livello.
Banalissima e telefonata in tutte le sue ovvie svolte. Non un solo passaggio che non sia stereotipato.
Non di rilievo
La sceneggiatura
Discreta e dignitosa ma essenzialmente statica, poco incisiva e solo al servizio degli attori.
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