Regia di Niccolò Ferrari vedi scheda film
Laura è una ragazza di buona famiglia, figlia unica viziata e coccolata, che si fidanza senza entusiasmo con un giovane privo di qualità e dopo il matrimonio lo tradisce continuamente: ha la sensazione che da qualche parte debba esserci una vita più autentica della propria, ma non sa trovarla. Ritratto impietoso dell’ultima generazione di italiane che si sono sposate per pura inerzia, per sistemarsi, per evitare lo zitellaggio; che non lavoravano né si occupavano della casa, avendo a disposizione una donna di servizio, e che si procuravano un amante solo per vincere la noia. Una situazione passibile anche di sviluppi comici (Pietrangeli ne ha tirato fuori un gioiellino misconosciuto come Nata di marzo), ma che qui si mantiene entro i convenzionali binari del melodramma e approda al finale punitivo che attende ogni Madame Bovary. Per quanto la confezione non sia all’altezza delle aspirazioni (sceneggiatura timida, recitazione impacciata, regia anonima) si tratta di un esordio interessante, purtroppo rimasto senza seguito: il film ebbe guai (oggi incomprensibili) con la censura, e il suo autore Nicolò Ferrari si vide troncare la carriera.
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