Regia di Xavier Gens vedi scheda film
“ I vecchi dissero: Ci sarà la guerra,
I vecchi dissero ci sarà la guerra.
Nessuno fece nulla!!!!
Nessuno fece nulla!!!! ”
Da ‘Indicazioni stradali sparse per terra’ di Nedzad Maksumic.
La frontiera è un punto di non ritorno.
Pellicola ben più che seminale, viscerale e scatenata del luglio 2007.
A buon motivo.
Un paio di anni dopo la rivolta della banlieue parigina, e dell’onda montante in Europa di una destra xenofoba, razzista, violenta e spaventosa, ecco scatenato un film necessario quanto sentito.
Questa pellicola di Xavier Gens, che conosce molto bene la colonizzazione francese dell’Algeria, non a caso, rende protagonisti e oggetto del massacro, cinque ragazzi algerini che cercano di varcare la frontiera, e le frontiere, di una Francia ormai (irri)conoscibile.
Ci va giù pesante, un maglio al colon, rasenta anche il parossismo, la caricatura e la tautologia, ma necessariamente.
Mai stare a guardare gli eventi senza fare nulla.
Fine delle pellicole ‘per bene’, ‘di servizio’, ligie a regole fatte da altri ed a questi ultimi esclusivamente convenienti.
Frontiera di quello che si può vedere e dire al cinema.
Se si ha cuore, coraggio e rabbia.
Fede, cuore e acciaio.
Il “senso ottuso” di Barthesiana memoria qui, regna inconsapevolmente sovrano.
Corpi di giovani massacrati e attaccati come pezzi di buoi da laidi figuri incarnanti una destra storica politica, ci ricordano fotografie storiche, ci dicono la Storia.
Non a tutti farà piacere, ma questa è la frontiera del visivo e dell’etica, non altro.
Pellicola che pulsa e distilla sangue a fiotti, a litri, sangue dei vinti, sangue di tutte le vittime di chi non è riuscito a sopravvivere, negli anni, delle guerre coloniali, del fascismo, del nazismo.
Necessaria, come necessario è il coraggio della ribellione ad un sistema che diventa spaventoso, senza mezzi termini.
Casali molto isolati, ristrutturati, con dentro villici, probabilmente votanti esultanti quella stessa destra che sta mettendo ferro e fuoco le città.
L’ignoranza suprema che diventa male assoluto, xenofobia senza senso, non fermata proprio perché troppo insensata, parossistica e caricaturale, più che strisciante, prepotentemente ottusa.
I semi del fascismo e del nazismo successivo, attecchiscono perfettamente nell’ignoranza, nella devianza, nella malattia, nella campagna isolata, nella frontiera.
Karina Testa, uno dei più bei volti cinematografici, tinge il suo, nel sangue più rosso e più denso che si sia mai visto, una direzione della fotografia “simile al sangue rappreso” di giovani, di una intera generazione, dal futuro depredato, squartato, massacrato, seviziato.
Un candido vestito da sposa devastato, imbrattato, insanguinato dalle brutture di laide politiche e vecchie volontà.
Un film che sono andati a vedere al cinema ragazzini che bigiano la scuola, il sistema è quello.
Ma forse, in questo caso, non è necessariamente un male per le coscienze assopite e continuamente sedate dei giovanotti.
Un vero grido di dolore.
E noi, che frontiera stiamo attraversando?
La moralità stupida, l'appiattimento generale dei gusti, la pavidità anche nel fare cinema.
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