Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film
Un professore di storia si invaghisce di una studentessa; suo fratello, un costruttore, ha la moglie che aspetta un bambino. Un ballerino è malato di cuore, e probabilmente gli resta poco tempo da vivere; sua sorella, un’assistente sociale single con tre figli, si trasferisce a casa sua. Un fruttivendolo è separato dalla moglie, che però continua a lavorare con lui. Una panettiera non è mai soddisfatta delle sue commesse. Un senegalese cerca di raggiungere la Francia per ritrovare una bella turista che aveva conosciuto. Klapisch continua a prosciugare il gradevole minimalismo degli ormai lontani esordi (quelli di Ognuno cerca il suo gatto), dove certe carinerie erano ancora sopportabili, fino a ottenere una serie di raccontini simpatici (quando va bene) ma troppo esili: nell’ultima mezz’ora il film resta vistosamente a secco di idee e dobbiamo assistere a scene assurde (donne bellissime rimorchiano uomini privi di qualunque attrattiva, e che fanno pure i preziosi), dettate solo dall’ansia di arrivare a un lieto fine a tutti i costi. Si risolleva proprio nella scena conclusiva, evidentemente memore di Parigi o cara, dove la città viene guardata con gli occhi di chi la vede forse per l’ultima volta. Peraltro il titolo è abbastanza pretestuoso: sebbene non manchino squarci da cartolina, Parigi fa solo da sfondo e non da protagonista.
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