In una provincia agricola del Camerun, durante un periodo di gravi disordini e ribellioni, Maria - una coraggiosa donna bianca - rifiuta di rinunciare alla raccolta del caffè nella sua piantagione. André, il suo ex-marito, teme però la sua cocciutaggine, e a sua insaputa decide di organizzare la fuga della famiglia, rimpatriando tutti in Francia.
Note
La Denis - cresciuta nel continente africano - affronta i fantasmi di una dimensione colonialista che fatica a svanire, incarnandola nell'ossessione di una donna determinata sino a una tenera, melodrammatica, ottusità. L'eccesso di carne al fuoco soffoca lo sguardo della regista, abituato alla sottrazione. Ma si tratta dell'opera minore di una cineasta superiore.
In Africa, le "cose dei bianchi" vanno bene fintantoché non si realizza una qualche illusione di sovvertire l'ordine esistente. Claire Denis riflettere su questo dando ad Isabelle Huppert il ruolo di chi tenta di salvare il salvabile dalla follia che incombe su tutto e tutti. Peccato che il troppo materiale narrativo appesantisca un pò il film.
C’è una corrente sotterranea che lega questo film, queste “cose di bianchi”, a quell’immenso affresco che De Oliveira nel ’90 dipinse in No, o la folle gloria del comando, ed è lo sguardo sugli orrori con cui la coscienza accetta di convivere, dopo che la follia della mente li ha prodotti.
Lì c’è la sequenza della guerra coloniale del Portogallo in Angola, qui siamo in Camerun, ma potrebbe essere un angolo qualsiasi dell’Africa decolonizzata, percorsa ancora, vent’anni dopo, da venti di guerra.
“Dedico questo film ai miei nipoti” poneva De Oliveira come didascalia iniziale.
Quei nipoti sono rimasti orfani di padri e… leggi tutto
ItaliAtlantide.
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Africa nera, ostinazione bianca: da una terra ben conosciuta, nella quale la regista Claire Denis ha vissuto l'infanzia in un clima di colonialismo fuori tempo massimo, ma pur sempre resistente al corso della storia e degli eventi, White material rappresenta l'espulsione della pelle bianca fuori dal Continente Nero che si ribella, imbraccia le armi in una rivolta disorganizzata e senza…
Lì c’è la sequenza della guerra coloniale del Portogallo in Angola, qui siamo in Camerun, ma potrebbe essere un angolo qualsiasi dell’Africa decolonizzata, percorsa ancora, vent’anni dopo, da venti di guerra.
“Dedico questo film ai miei nipoti” poneva De Oliveira come didascalia iniziale.
Quei nipoti sono rimasti orfani di padri e…
«Cose da bianchi». Più di vent’anni dopo il suo primo film, Chocolat, Claire Denis torna a parlarci di Africa e colonialismo. Eppure, a guardare bene, la regista francese non ha mai smesso di realizzare un cinema che, prima di tutto, è un cinema di “margini”, di “differenze”, di “soglie”. In White Material la Denis si addentra nell’Africa coloniale - quella sconvolta da moti…
Ruolo difficile per Isabelle. Forse, sono quelli che preferisce. In “White Material”, Maria Vial è proprietaria di una piantagione di caffè, caparbiamente intenzionata a salvare il suo raccolto, a dispetto di una situazione a dir poco precaria. Il paese africano in cui si svolge la vicenda (Camerun, si dice, ma nel film non viene mai nominato) è in preda ad una…
Dal 25 dicembre a ieri 9 gennaio, fottendomene altamente delle feste comandate, ho lavorato per più di dieci ore al giorno in uno stabilimento momentaneamente fermo. Un casotto di acciaio in una zona…
In un territorio ignoto di un imprecisato paese africano, si svolge la vicenda di Maria, proprietaria di una piantagione di caffè minacciata dall'avanzare dell'esercito di liberazione capeggiato dal "boxeur" Isaac de Bankolé, personaggio scuro, silenzioso, personaggio quasi mitologico eletto a simbolo della rivolta, e tuttavia, marginale nel corso degli eventi. Ci sono tre…
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In Africa, le "cose dei bianchi" vanno bene fintantoché non si realizza una qualche illusione di sovvertire l'ordine esistente. Claire Denis riflettere su questo dando ad Isabelle Huppert il ruolo di chi tenta di salvare il salvabile dalla follia che incombe su tutto e tutti. Peccato che il troppo materiale narrativo appesantisca un pò il film.
commento di Peppe ComuneC’è una corrente sotterranea che lega questo film, queste “cose di bianchi”, a quell’immenso affresco che De Oliveira nel ’90 dipinse in No, o la folle gloria del comando, ed è lo sguardo sugli orrori con cui la coscienza accetta di convivere, dopo che la follia della mente li ha prodotti.
leggi la recensione completa di yume