Regia di Dennis Gansel vedi scheda film
Il sole picchia in faccia e la risplende. Il vento affila la rasatura. La radio detta il tempo. Tutto scorre (liscio) che è un piacere. Il piacere delle sensazioni suscitate dalla democrazia è indescrivibile.
Ma cosa potrebbe accadere se un passato nefasto (il più nero di tutti) potesse ruggire ancora, benché velato da un’insospettabile divisa immacolata; da una ferrea disciplina che sia rispetto indiscusso delle regole (qualunque esse siano); da un saluto trendy ed accattivante; da un logo che mutui i più suggestivi pregi di madre natura; da un spirito d’appartenenza che imprima coesione sociale, ispiri identità di gruppo e infonda linfa vitale?
L’onda (esperimento sociale) è una scommessa già persa in partenza ove solo si consideri la giovane età di chi assume l’impegno; l’età di chi si può permettere qualsiasi (altrui) manipolazione educativa. Dove non arriva il malessere sociale generato dalla povertà e dall’umiliazione collettiva arriva il malessere dettato dall’inedia e dal deserto morale che l’incuria educativa è destinata a provocare. Ma non si creda che dal cilindro dell’adolescenza non si possa tirare fuori qualcosa di diverso dalla mera ribellione, irrequietezza ed un crogiuolo di sentimenti contrastanti.
Basta tanta ingenuità ed un radicale restyling ideologico ed il gioco è fatto.
E per fortuna che trattasi di un “gioco”. Chissà (chissà!?) cosa sarebbe successo se fosse stato tutto vero…
L’onda (film) è una scommessa vinta. Il suo ritmo impetuoso (iniettato di punk rock: FilmTV Rivista) e l’uso dinamico e disinvolto della mdp da parte D.Gansel coinvolgono (e travolgono) lo spettatore, il quale, dunque, non può sottrarsi dal prendere parte al climax discendente degli eventi. Una progressione segnata (sì, ma) dal corso della storia (infestata dal fantasma della "Colpa”: rebis), che impartisce una lezione dura, ma da imparare a memoria. Anche quando assume forme inedite ed aggiornate (temendo il rischio che l’eccesso di ripetizione possa offuscare il memento sull’orrore nazista: FilmTV Rivista).
Un precipizio cui nulla può il buon senso, ritrovato, dell’imprudente (ma migliore) pedagogo di turno. Nessun buon senso (a conti fatti).
È tutto (e sempre) una questione di educazione.
E D.Gansel, dal canto suo, fa la sua parte. E la fa bene.
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