Regia di Dennis Gansel vedi scheda film
Piccoli nazifascisti crescono. In un liceo tedesco al professor Wenger (Vogel) viene affidato un corso monografico sul tema dell'autocrazia. Convinto che le chiacchiere servano a poco e che l'esperienza empirica giovi di più, il professor Wenger fa toccare con mano ai suoi ragazzi cosa significhi formare un gruppo forte e compatto, capace di muoversi come un corpo solo, in ossequio ai più vieti modelli fascistoidi. Ma il "gioco" gli sfugge di mano e i suoi studenti cominciano a combinarne di tutti i colori.
Cosa ci si poteva aspettare da un regista che al proprio attivo aveva un film come Le ragazze pom pom al top, se non un centrifugato di paccottiglia sociologica mal digerita e riproposta in maniera ancora peggiore? Con un cast che non troverebbe spazio neppure sulle fiction di seconda serata di TeleNorba e sulla scorta degli esperimenti di Philip Zimbardo, il regista Dennis Gansel ha la pretesa di mostrarci come da pochi elementi (un nome, un'uniforme, un simbolo, un saluto) possa nascere un movimento di ispirazione totalitaria, affidandosi a un didascalismo protervo e irritante, a un linguaggio cinematografico inerte e a uno schematismo che fa rimpiangere Il signore delle mosche, un classico sullo stesso tema.
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Parte come un film scolastico per poi finire come una brutta copia dell' "Attimo Fuggente", ovvero "L'Attimo Fetente". Un professore cinico e svogliato invece di spiegare la solita lezione di storia propone agli studenti un esperimento da reality televisivo. Più che neonazisti i suoi alunni diventano un gruppetto di bimbi-minkia-skaters altrettanto vuoti di mente e poi uno di loro si suicida. Ambientato in un contesto moderno sembra semplicemente assurdo ma i registi tedeschi non hanno mai brillato per la loro scarsa fantasia.
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