Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Rindondante e barocca dichiarazione d' amore da parte di Tornatore a Bagheria, sua città natale e alla terra siciliana in generale. Un' opera visivamente imponente, piena di virtuosismi registici e dotata di una ricostruzione tecnica accuratissima : dai costumi alle scenografie, dalla musica all' uso considerevole del dialetto, mai totalmente incomprensibile. A cotanta attenzione verso l' estetica, da sempre caratteristica del cinema di Tornatore, non corrisponde altrettanta passione nei confronti della vicenda ; è probabile che nelle intenzioni del regista ci fosse di mettere in scena una trama che ponesse in risalto pregi e difetti della sua terra e della sua gente attraverso una storia generazionale, dal respiro quasi epico, che partisse dalla seconda guerra mondiale e arrivasse sino ai giorni nostri. Ebbene, l' obiettivo è completamente mancato. Le vicende di Peppino Torrenuova non suscitano l' interesse sperato, non appassionano, non emozionano mai, filano piatte piatte fra un insignificante cameo e l' altro all' interno di una struttura che è tutto fuorchè corale. Gli stessi protagonisti non sembrano particolarmente affiatati ed ecco qui che tutto l' amore di Tornatore si riduce giusto ad un paio di sequenze indovinate sempre con bambini come protagonisti (apertura e chiusura). Troppo lungo, pretenzioso e senz' anima. Ennesimo tonfo in una carriera di alti e bassi.
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