Regia di Salvatore Maira vedi scheda film
Il Valzer, lo riscoprite ogni capodanno, ha una leggerezza perfetta e una semplicità complessa che catturano l’orecchio e il cuore, che uniscono sorriso e malinconia e che impediscono, alla fine, di star fermi. Sia per canticchiare la melodia, sia per ballare. Salvatore Maira, regista ma anche studioso, ricercatore e letterato, sembra intuirne la dolce potenza e portarla al cinema. In un titolo che racchiude in sé il ritmo della vita, soprattutto quando è brutta, sporca e cattiva. E inevitabile. Un unico piano sequenza è una pretesa, un pretesto presuntuoso, una condanna al fallimento. Se poi lo chiudi in un albergo e lo costringi all’“inseguimento” di una cameriera nelle varie stanze, dei bottoni e di decompressione, diventa un esercizio di talentuosa incoscienza cinematografica. Valeria Solarino regge bene la macchina da presa invadente, Maurizio Micheli è il solito sottovalutato grande attore che sappiamo, Marina Rocco conferma un talento speciale. E si parla di calcio corrotto e tradito, corruttore e traditore. Maira ha il pregio e il difetto, senza essere Maradona, di volersi smarcare da tutti.
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